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direttore Paolo Pagliaro

Un capo onesto ma modesto
che rinuncia a volare alto

di Giuseppe Perrotta

(28 aprile 2020) L’altra sera il presidente del consiglio si è presentato all’opinione pubblica con i titolari dei dicasteri più importanti, a reti unificate, per riferire sul suo operato: “concittadini è mio dovere chiarire a voi, prima che al parlamento, al giudizio del quale mi sottoporrò domani, il perché delle scelte nodali che il governo ha fatto nei passati due mesi”. Ha quindi spiegato i criteri con i quali è stato costituito il comitato tecnico scientifico, quelli che sono stati alla base della scelta di Arcuri come commissario straordinario, dei meccanismi con i quali interfaccia con la protezione civile e con il comitato tecnico scientifico. Ha poi chiarito le motivazioni che hanno portato alla costituzione di una task force, e le logiche che hanno determinato la scelta sia del suo capo che dei diciassette membri. Ha quindi così proseguito: “come vedete la logica e la tempistica di queste decisioni è stata opportuna e coerente con gli interessi nazionali ai quali soli ubbidisce questo governo ed in primis chi lo rappresenta. Al momento queste strutture emergenziali lavorano in armonia fra di loro. Si apre ora, dal 4 maggio, la fase di progressiva riapertura delle attività che sarà tanto veloce quanto le misure sanitarie che stiamo implementando saranno vincenti sull’epidemia. Di esse vi riferirà il ministro della sanità cosi come i responsabili degli altri dicasteri vi aggiorneranno su quanto di loro competenza“.
Prima di dare la parola ai ministri il presidente ha esortato tutti a seguire scrupolosamente le indicazioni e le norme che saranno pubblicate a stretto giro sulla gazzetta ufficiale ed ha assicurato che seguirà ora per ora lo sviluppo della situazione intervenendo tempestivamente sulle possibili quanto poco auspicabili criticità. Dopo la relazione di ciascun ministro sui tempi e sulle modalità di questa prima riapertura, si è passati alle domande dei giornalisti ed al dibattito serrato soprattutto con quelli di opposizione. In qualche caso il rappresentante del governo si è trovato in difficoltà nel ribattere a domande insidiose. Il presidente del consiglio allora è intervenuto con decisione a sostenere le tesi governative.
Niente di tutto questo è avvenuto. E’ apparso invece l’avvocato Conte, affaticato e sovrastato da problemi più grandi di lui, che cercava di dare un senso ai tanti dettagli spesso contraddittori che i fogli che aveva fra le mani disordinatamente gli suggerivano. L’intervento nella conferenza stampa di sparuti giornalisti addomesticati ricordava, più che uno statista, l’autore del famigerato curriculum, peccato veniale, per carità, ma cartina al tornasole che rivela le origini, cosi come accade per l’ignoranza del congiuntivo in chi non ha fatto il classico.
Conte è probabilmente il più onesto fra i politici che vanno per la maggiore, ma è un onesto assai modesto. Ce lo dobbiamo tenere così com’è non solo perché durante la tempesta non si può cambiare il timoniere ma perché alla data di ricambi affidabili non se ne vedono all’orizzonte. Il complesso piano finanziario della ripresa deve intestarselo il ragionier Conte. Facciamocene una ragione.

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