di Paolo Pagliaro

(27 maggio 2020) Gli austriaci sono irritati con i tedeschi che non si decidono a riaprire le frontiere, impedendo così il tradizionale turismo primaverile diretto a Vienna e Salisburgo. Per la stessa ragione sono furibondi con il governo austriaco gli albergatori dell’Alto Adige, dove tutto è stato riaperto con largo anticipo in attesa dei clienti ai quali invece viene impedito di valicare il Brennero. 
La competizione globale per il rilancio dell’economia post coronavirus si giocherà su più fronti e uno di questi sarà sicuramente l’industria turistico-alberghiera. Saranno decisive le mosse riguardanti gli incentivi, le frontiere, la mobilità. Per l’Italia la posta in gioco sono il 13% del pil e qualche milione di posti di lavoro. 
E’ stato presentato giorni fa al governo un dossier che guarda al settore alberghiero analizzando tutto ciò che accade prima che il turista varchi la soglia dell’hotel. Accade che oltre il 50% dei flussi in uscita delle 33 mila aziende alberghiere italiane vada ad alimentare il fatturato di altri settori. Secondo il rapporto realizzato dagli analisi di Cassa depositi e prestiti, Confindustria alberghi ed Ey Hospitality, il coinvolgimento delle altre filiere vale circa 6 miliardi l’anno. Denaro con cui gli alberghi acquistano servizi, dall’energia ai lavaggi industriali, e beni, dagli alimenti alla biancheria. Ma la parte del leone è quella legata ad edilizia e investimenti. Tra il 2015 e il 2019 il volume degli investimenti alberghieri è stato di 9 miliardi e negli ultimi mesi, prima della brusca chiusura, era in fortissima crescita. Ora si tratta di restituire all’Italia il suo ruolo di super potenza del turismo internazionale e di traino delle diverse filiere produttive tra loro sempre più interconnesse. Come dice il rapporto, tra le chiavi necessarie per riattivare il motore Italia c’è anche quella di una camera d’albergo.