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Francesca Schiavone, l’azzurra che ha messo ai suoi piedi Parigi

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Francesca Schiavone, l’azzurra che ha messo ai suoi piedi Parigi

A qualcuno sembrano esagerate le urla di fatica emesse ad ogni colpo da alcune tenniste mentre giocano; per fortuna che a noi - della razza di chi rimane sulla terra rossa - quelle urla ci rendono vivi, specie se le emette Francesca Schiavone, dal centrale del Roland Garros, vincendo quel torneo e riportando il tennis italiano in primo piano. È successo anche questo nel 2010. L’Italia del pallone ha fatto fiasco, quella della pallina no. Prima di lei un’altra principessa del tennis aveva bucato il tetto delle prime dieci tenniste al mondo, la bella Flavia Pennetta, che per raggiungere la top ten si è affidata alla scuola spagnola, un altro caso di fuga non solo di cervelli, ma anche di braccia, è il caso di dire. L’ondata rosa del successo sportivo italiano nel mondo, supera ormai le valanghe azzurre, con una sostanziosa quota femminile che si è autoimposta per merito, proprio sul campo: se la regina resta la Schiavone, lo sciame di campionesse in gonnella conta anche Sara Errani e Roberta Vinci, per dirne due. Successo che s’aggiunge a quello della pallavolo e a quello del fioretto. La virtù che va loro riconosciuta non è solo nel punto di gloria patriottico che segnano, ma si può misurare, per quanto riguarda il tennis, nei circoli della penisola, fino a poco fa deserti, coi campi dalla terra esangue, le palline spelacchiate, oggi invece ripopolati, nella speranza che il traino dell’emulazione produca un bel vivaio di piccoli formidabili giocatori. Vinci una partita, Schiavone, e ti cambia la vita, eri una buona giocatrice e passi immediatamente ad ingrassare le fila delle icone nazionali: l’urlo di felicità e il tuffo d’esultanza della nostra Francesca a Parigi, col suo bacio alla terra rossa, conteneva già le immagini di Adriano Panatta (sempre a Parigi ma nel 1976), come gli arrivi di Alberto Tomba a fine discesa, i duelli di Valentino Rossi all’ultima curva, e il celeberrimo goal di Marco Tardelli nel mundial del compianto Enzo Bearzot, con la sua trottata felice ed incredula, che fa balzare in piedi persino il Presidente Pertini. All’indomani della vittoriala Schiavone venne ricevuta a Palazzo Chigi dal Presidente Berlusconi, poi ospitata nel bianco salotto di Bruno Vespa, proprio come una star. E cosa decide di fare con il premio vinto di un milione e mezzo di euro? Un paio di jeans (e una casa, ma non per sé, per mamma e papà). Una prova di modestia, e la conferma esemplare di quella vecchia terna verbale a cui nessuno sembra più credere: volere è potere. “Sportsman of the Year”, prestigioso settimanale americano, la candida come possibile atleta dell’anno. Cosa aspettarsi di più? Lei intanto si continua ad allenare come sempre, come se il ciclone della fama non l’avesse cambiata nella sua più intima natura; servizio, diritto, urla per scaricare la potenza dei colpi, questa è la sua vita, la vita di una delle tessere della nostra storia sportiva, senza le quali oggi l’Italia sarebbe meno felice.

 

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