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Barbara Ensoli, un cervello senza fuga

Ritratti
Una galleria giornalistica di ritratti femminili legati all'Unità d'Italia. Donne protagoniste nell'economia, nelle scienze, nella cultura, nello spettacolo, nelle istituzioni e nell'attualità. Ogni settimana due figure femminili rappresentative della storia politica e culturale italiana passata e presente.

Barbara Ensoli, un cervello senza fuga

Non appena nei primi anni Ottanta fece capolino la piaga di fine secolo, l’Aids, la malattia più subdola, il cui rischio non riguardava ormai unicamente una minoranza di tossicodipendenti poco accorti, ma chiunque facesse l’amore con uno sconosciuto, si cominciò a sperare in un vaccino. La dottoressa Barbara Ensoli, probabilmente l’ha trovato. Il vaccino tutto italiano anti-Aids di Barbara Ensoli, direttore del Centro Nazionale Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, funziona e induce risposte immunitarie che riportano alla normalità i pazienti con infezione da Hiv. Ce lo raccontano i risultati pubblicati nel 2010 sulla rivista scientifica “PlosOne”. Lo studio evidenzia il merito della proteina Tat, che svolge un ruolo chiave nel generare risposte immunitarie specifiche anticorpali e cellulari, e riduce le alterazioni del sistema immunitario indotte dall'infezione Hiv. A questa proteina viene riconosciuto il merito e anche il nome del vaccino, il vaccino Tat. È per ora un “antidoto” in fase sperimentale, ma sta dando ottime speranze per il futuro prossimo. Un aspetto ancora più umano della vicenda condotta dalla dottoressa Ensoli, è che questa sperimentazione, che vede le ottantasette persone per ora interessate dal protocollo di ricerca, tutte volontarie, seguite anche da un punto di vista psicologico da apposite equipe. “È forse uno dei rarissimi casi di rispetto dei pazienti: sia quelli esclusi che quelli arruolati sono stati supportati", si esprime così la Ensoli, dichiarando una soddisfazione che esorbita dall’ambito scientifico, come se fosse stata non solo scienziata, ma anche la mamma ideale di questi pazienti pionieri che probabilmente sconfiggeranno la malattia. Un rarissimo caso di rispetto che lascia l’uomo come tale, non lo trasforma in una cavia. Due numeri, tanto per dare credito aritmetico al portato di questa scoperta: solo nel 2003 più di cinque milioni di uomini nel mondo sono stati contagiati dall'Hiv o hanno sviluppato l'Aids e tre milioni sono morti per questa causa. Come dire che ogni giorno circa quattordicimila persone si sono ammalate e che fra queste almeno duemila sono bambini con meno di quindici anni. Non è un dato confortante questo offerto dall’Istituto Superiore di Sanità; anche se in diminuzione rispetto agli anni passati, l’Hiv resta un fenomeno ancora tutto da debellare. E le “Ensoli” non sono poi così tante nel mondo. Un dato nel dato recita che le regioni maggiormente colpite dal fenomeno Aids nel nostro paese iniziano tutte per L, e sono: Lombardia, Lazio e Liguria. Ravenna è la città in testa ad una classifica che nessuno vorrebbe capeggiare. È dunque un grande privilegio quello di essere connazionali di una donna così centrale nella lotta contro l’Aids, in barba anche alla vulgata poco generosa nei confronti dell’universo della ricerca italiana. La direttrice, nata a Latina, ha studiato a Roma, poi a Bari. Come dire che è un prodotto certificato d’origine italiana. Un cervello eccellente che siamo riusciti, per fortuna, a non far scappare.

 

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