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Soros, l’Italia
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di Paolo Pagliaro

(10 giugno 2020) Finirà che i sovranisti italiani dovranno difendere il loro arcinemico George Soros, il finanziere definito da Salvini speculatore senza scrupoli, sostenitore dell'immigrazione clandestina e finanziatore di Ong di ultrasinistra. Il miliardario filantropo che per Giorgia Meloni mira a privarci della nostra identità. Succede che Soros abbia sollecitato l’Unione Europea a fare ciò che da tempo chiedono l’Italia e la Spagna, cioè a finanziare il Fondo comune per la ricostruzione vendendo obbligazioni perpetue, sulle quali il capitale non deve essere rimborsato, anche se possano essere riacquistate o ripagate a discrezione dell'emittente. Con l’emissione di questi bond potrebbero essere reperiti i 1000 miliardi da destinare al recovery fund. 
Qualcosa del genere fecero in passato gli inglesi per finanziare il primo conflitto mondiale, con bond che è stato possibile negoziare a Londra fino al 2015. La proposta di Soros è di un mese fa, ma è di questi giorni la risposta sprezzante dell’Ungheria, il paese in cui il finanziere filantropo è nato e di cui è ancora cittadino. Secondo il governo di Orban il progetto di Soros, se accolto dall’Unione, “ridurrebbe le nazioni schiave del debito”. A sostegno delle tesi governative verrà organizzato un referendum, il secondo in cui gli ungheresi vengono chiamati a dire la loro su Soros. La prima volta fu tre anni fa, quando si votò sull’immigrazione. Il quesito era formulato in modo tale da non consentire un esito diverso da quello sperato. Questa volta sarà la stessa cosa. In entrambi i casi anche il sottotesto sarà il medesimo: che l’Europa del Sud, Italia in testa, si arrangi.

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