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direttore Paolo Pagliaro

‘PARLAMENTO NON SI
TAGLIA COME ARROSTO’

‘PARLAMENTO NON SI <BR> TAGLIA COME ARROSTO’

“Il Parlamento non è un arrosto, che si taglia a fette, ma un organismo che è stato pensato con dei suoi equilibri. Gli organismi non si tagliano a fette, gli organismi si possono riformare, per farne uno nuovo diverso da quello che c’è con altri equilibri, altra composizione, altro rapporto tra eletti ed elettori”. A pronunciarsi nettamente a favore del ‘no’ nel referendum sul taglio dei parlamentari, in un’intervista a 9colonne, Claudio Martelli, ex deputato, vicepremier e ministro di Grazia e Giustizia. Nella sua analisi delle ragioni del no l’attuale direttore dell’Avanti sforna altre immagini: “Pensiamo a un organismo vivente nelle mani di un chirurgo piuttosto modesto che non fa bene il suo mestiere e anziché curare, magari somministrando prima gli antibiotici per far passare l’infezione, si mette subito a tagliare e in questo modo diffonde la corruzione dell’organismo anziché frenarla. O pensiamo anche a una pianta, che se tagliata in modo giusto ricresce mentre se tagliata in modo sbagliato appassisce e si spegne”. Questo taglio dei parlamentari, spiega, viene operato “senza altre modifiche, senza riformare la natura e i compiti del Parlamento, senza affrontare il tema vero: cioè il fatto che abbiamo due Camere, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica che fanno lo stesso lavoro. Questo è il problema vero della democrazia rappresentativa italiana, non il fatto che ci sono troppi parlamentari”.

 

 

IL SENATO.  Secondo l’ex ministro “ad esempio il Senato potrebbe occuparsi prevalentemente di politica internazionale e Dio sa se ne abbiamo bisogno, ci hanno ‘scippato’ la Libia sotto il naso e manco ce ne siamo accorti per capirci. Sarebbe una cosa utile specializzare le due Camere, sarebbe una riforma intelligente come intelligente al limite sarebbe l’idea di abolire il Senato e avere un’unica assemblea, ottenendo così una riduzione del numero dei parlamentari. Ma tagliare il 40% dei deputati e il 40% dei senatori senza modificare tutto il resto è del tutto inutile, anzi probabilmente danneggerà la rappresentanza onesta del Paese reale, perché le regioni più piccole verranno fortemente penalizzate con un Senato di 200 membri. Inoltre di fatto si introduce un meccanismo di tipo maggioritario, che penalizzerà tutte le forze minori ad eccezione di 3-4 partiti. Ben venga? Ben venga un tubo, perché queste riforme si fanno modificando la legge elettorale”. Il ragionamento di Martelli corre poi sul filo della provocazione e del sarcasmo: “Certo, se si abolisce tutto il Parlamento tutto è più semplice. Eleggiamo direttamente il capo del governo senza Parlamento e questa è una riforma splendida, facciamo un sistema putiniano, o adottiamo le riforme di Erdogan, o mettiamoci un generale a guidare l’Italia così si semplifica tutto e si abbattono i costi, così il ‘popolo bue’ sarà molto lieto di assistere a questo spettacolo che abolisce quelli che Mussolini chiamava i ‘ludi cartacei’, che sarebbero state le elezioni. Se è questo che si vuole è bene essere chiari, questo disegno comunque camuffato va sconfitto. C’è visibilmente una radice autoritaria in questo disegno, che nasce nella pancia del Movimento 5 Stelle dall’idea che bisognava porre fine alla democrazia rappresentativa, cioè parlamentare e sostituirla con la democrazia diretta, in cui qualunque questione viene sottoposta al giudizio popolare con un click. Si è visto come funziona nei 5 Stelle, ci stanno ripensando persino loro e hanno messo il silenziatore al signor Casaleggio e alla sua piattaforma Rousseau perché si sono accorti che la democrazia non funziona così ma è fatta di dibattito continuo, dopo il quale a un certo punto si decide con una votazione che può essere nelle urne o demandata al Parlamento. Non è complicatissimo ma non è neanche una banalità: la democrazia è un organismo con una sua delicatezza che va garantito nelle sue funzioni”.

 

IL PD. Il giudizio di Martelli non è poi affatto tenero con il ruolo giocato dal Partito democratico in questa vicenda: “Penso che il Pd abbia compiuto un errore drammatico ma non adesso, l’ha compiuto un anno fa al momento della formazione del governo, quando tramontata la paura di precipitare in elezioni anticipate e di affidare i pieni poteri a Salvini, sotto la pressione dei 5 Stelle per fare il nuovo governo disse ok al taglio dei parlamentari. E non si capisce proprio perché, visto che era contro le convinzioni dei dem che avevano votato tre volte no. In quel momento il Pd aveva il massimo della forza e del potere contrattuale, perché chi voleva a tutti i costi fare un governo erano i 5 Stelle, terrorizzati visto il risultato delle Europee dall’idea delle elezioni anticipate. In quel momento il Pd aveva tutta la possibilità di dire ‘manco per sogno’. Viceversa – sottolinea Martelli - hanno ceduto su tutto, accettando Conte che era il presidente del Consiglio del precedente governo, hanno accettato di non avere la guida dei ministeri degli Esteri, del Lavoro, della Scuola, hanno accettato un governo in cui sono in una posizione subordinata e in più il taglio dei parlamentari contro le loro convinzioni. Non c’è una ragione, salvo l’insipienza, l’incapacità e un difetto evidente di leadership”. (Roc – 16 set)

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