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direttore Paolo Pagliaro

IL MONDO TEME
LA NUOVA ONDATA

Gli Usa sono in assoluto il paese più colpito dal Covid-19, con un totale di quasi 200mila vittime (199.509 secondo la JHU) e più di 6,8 milioni di contagi. Eppure, nelle ultime ore l’autorevole Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell'Università di Washington ha rivisto al ribasso le proprie stime sulle possibili vittime della Sars-CoV-2 negli States entro il primo gennaio abbassandole a “solo” 378.321 contro le 415.090 delle proiezioni di appena una settimana fa. Il ribasso si spiega, si legge in una nota dell’Istituto, “dal calo più ripido del previsto dei decessi in diversi stati. Prevediamo oltre 3.000 morti al giorno entro la fine di dicembre. Da oggi al 1 gennaio prevediamo circa 180.000 morti”.

Modelli epidemiologici a parte, il discorso appare per molti versi analogo pure per il Brasile, secondo paese al mondo dopo gli Usa per numero di decessi e dove l’ultimo bollettino parla di 363 morti e 16.389 contagi ma che sembra aver “appiattito” l’avanzata della pandemia seppur su numeri pesantissimi in termini sia di infezioni che di decessi quotidiani. In tutta l'America Latina, il bilancio delle vittime è di oltre 310mila. Due terzi del totale provengono da due sole nazioni: il già citato Brasile con oltre 136mila decessi da Covid e il Messico con quasi 74mila. La dottoressa Carissa F. Etienne, direttrice della Pan American Health Organization, negli scorsi giorni ha lanciato l’allarme sui rischi derivanti dalla ripresa indiscriminata delle attività: "L'America Latina ha iniziato a riprendere una vita sociale e pubblica quasi normale in un momento in cui il Covid-19 richiede ancora importanti interventi di controllo - ha detto la specialista -. Dobbiamo essere chiari sul fatto che aprirsi troppo presto dà a questo virus più spazio per la diffusione e mette a rischio le nostre popolazioni”. È infatti il timore di una seconda ondata a focalizzare l’attenzione degli epidemiologi, molti dei quali ammettono la propria difficoltà ad immaginare cosa si riservino le settimane a venire. "Che cosa accadrà, nessuno lo sa", afferma senza esitazioni la professoressa Catherine Troisi, studiosa di malattie infettive presso l'Health Science Center dell'Università del Texas a Houston. "Questo virus ci ha sorpreso su molti fronti e potremmo venirne di nuovo sorpresi". (21 set / deg)

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