di Paolo Pagliaro
(16 dicembre 2020) Si discute se sia opportuno fare beneficienza ostentandolo, come ha fatto il rapper Fedez che domenica 13 dicembre è andato in giro per Milano a bordo della sua Lamborghini per distribuire a cinque sconosciuti palesemente bisognosi una busta con dentro mille euro. Il tutto in diretta social. I fan di Fedez, che avevano partecipato alla colletta, hanno apprezzato. Altri, tra i quali Fabio Volo, hanno fatto invece notare che la beneficienza di solito si fa in silenzio. Il silenzio, come sappiamo. non è l’habitat adatto al carattere e agli interessi di Fedez. Non lo è neppure la discrezione. Quando, il primo settembre 2018, il cantante si sposò con l’influencer Chiara Ferragni, la cerimonia fu un evento planetario, con 3 milioni e 200 mila visualizzazioni su Instagram. Come spiega la storica della filosofia Lucrezia Ercoli in un recente, brillante saggio dedicato appunto a Chiara Ferragni, quel matrimonio segnò uno spartiacque: vecchi media contro nuovi media. Un capolavoro di comunicazione in cui nulla fu lasciato al caso.
Fare il bene comunicandolo, e traendone un vantaggio a partire dalle detrazioni fiscali, è il meccanismo su cui si reggono quasi tutte le grandi avventure filantropiche. Da Ted Turner a Bill Gates, dai Clinton a Zuckerberg, il cosiddetto “filantrocapitalismo” è pubblicamente rendicontato ed è in grado ormai di orientare le politiche di grandi organizzazioni multilaterali, ad esempio le agenzie dell’Onu sulla salute. Lo documenta un altro libro - “Ricchi e buoni?”, Editrice Missionaria Italiana, scritto da Nicoletta Dentico. La morale, in sintesi, è la seguente: non basta aver onorato la virtù teologale della carità, se ci si dimentica di quell’altra virtù chiamata giustizia.