di Paolo Pagliaro
(15 gennaio 2020) I cambi di gruppo e di casacca che potrebbero salvare il governo Conte fanno parte delle consuetudini parlamentari italiane. Nella scorsa legislatura, dal 2013 al 2018, cambiarono partito – o per meglio dire, gruppo parlamentare – ben 348 tra deputati e senatori, su un totale di 945. Oltre un terzo. Alcuni di loro cambiarono più d’un gruppo, dato che i casi di transumanza registrati da Openpolis (a cui si devono queste statistiche) furono ben 569.
Nell’attuale legislatura, che il 23 marzo compirà 3 anni, finora i cambi sono stati invece 148 e hanno visto protagonisti 136 parlamentari. I partiti più penalizzati sono stati il Pd, i 5 Stelle e Forza Italia.
Nel settembre del 2019 hanno cambiato casacca per seguire Renzi 51 tra deputati e senatori, quasi tutti eletti nelle file dal partito democratico. Nel 2020 ha perso 33 parlamentar il Movimento 5 Stelle, e ne ha persi 14 anche Foza Italia. La maggior parte dei transfughi è andata ad ingrossare le file del gruppo misto, che in questo momento può contare su 29 seggi a Palazzo Madama e 50 a Montecitorio, dove di fatto è il quinto partito.
Tra i vantaggi di questo sfrenato trasformismo può esserci la stabilità dei governi. Tra gli svantaggi c’è sicuramente la mortificazione degli elettori, che credevano di aver votato per un partito e scoprono di averne invece rafforzato un altro.