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direttore Paolo Pagliaro

Gli oroscopi di Davos
non ci azzeccano mai 

Gli oroscopi di Davos <br> non ci azzeccano mai 

di Paolo Pagliaro

(28 gennaio 2021) Quest’anno a causa del covid il forum di Davos si tiene in videoconferenza. Ma non per questo ha perso quell’aura sacrale che da sempre, nella località sciistica svizzera, accompagna il summit dei potenti della terra. La liturgia dell’evento prevede due momenti salienti: la sfilata dei leader mondiali (in questi giorni anche Xi Jinping e Putin) e le previsioni sull’anno che verrà. Queste ultime sono tenute in grande considerazione dagli investitori e dagli strateghi delle multinazionali, ma come succede con gli oroscopi di Capodanno sono spesso sbagliate o gravemente lacunose. 
Nel gennaio 2008, ad esempio, mentre in America era già scoppiata la crisi dei mutui, il guru Fred Bergsten affidava alla platea di Davos questa previsione: “E’ inconcepibile, sottolineo: inconcepibile, che ci possa essere una recessione globale”. Di lì a poco, come sappiamo, venne giù tutto. Nel 2016, il Global Risk Report – la bibbia del Forum, compilata con l’apporto di centinaia di esperti dell’economia globale - non si accorse che quello sarebbe stato l’anno della Brexit e dell’elezione di Trump. L’ultima sbadataggine è di un anno fa, quando gli oracoli di Davos si dimenticarono di indicare la pandemia di coronavirus tra i rischi globali che l’umanità avrebbe dovuto affrontare nel 2020. Eppure il virus circolava a Wuhan da un paio di mesi e l’Oms aveva già lanciato il suo allarme. Riccardo Sabatini, su inpiu.net, osserva che a Davos sono bravi a prevedere i fenomeni che già conosciamo. Simon Kuper, sul Financial Times, propone che d’ora in poi per l’analisi dei trend globali i potenti della Terra si affidino a virologi e assistenti sociali.

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