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direttore Paolo Pagliaro

Mettere in comune
i brevetti dei vaccini   

di Paolo Pagliaro

(4 febbraio 2021) Nella guerra dei vaccini, che ha ormai le caratteristiche del conflitto geopolitico, ci sono già vincitori e vinti. Tra i vinti ci sono paesi come la Tanzania, che di fronte all’impossibilità di curarsi ha deciso di non rilevare più i contagi . Niente statistiche, niente mascherine, niente lockdown e in compenso immagini festose dalle spiagge di Zanzibar, invase da turisti russi si suppone inconsapevoli. Ci sono discriminazioni tra Stati e all’interno degli Stati. La percentuale dei vaccinati è molto bassa tra le minoranze afroamericane negli Stati Uniti, mentre Israele, che guida la classifica mondiale dell’efficienza sanitaria, non si occupa dei palestinesi di Cisgiordania e Gaza. 
Nella guerra dei vaccini anche l’Europa è per ora tra i perdenti. I produttori hanno tagliato le forniture perché Big Pharma fa affari dove più le conviene, e quel luogo non sembra essere il vecchio continente. Nel 1997 in Sudafrica, nel pieno di un’epidemia di Aids, Nelson Mandela fece una legge che consentiva di produrre e importare farmaci in deroga alle norme sui brevetti. Una legge necessaria perché i nuovi antiretrovirali erano troppo costosi per essere utilizzati nei paesi a medio e basso reddito. Le multinazionali denunciarono il Sudafrica per violazione degli accordi sul commercio, bloccando di fatto l’applicazione della legge per i successivi 4 anni, durante i quali altri 300mila sudafricani morirono a causa dell’Aids, nonostante esistessero i farmaci capaci di salvarli. Questo precedente viene ricordato oggi dal giornale digitale Galileo, che dà notizia di una petizione con cui si chiede all’Europa di appoggiare la moratoriasui brevetti, con la messa in comune delle licenze in cambio di un equo compenso economico. I presupposti giuridici ci sarebbero, la volontà politica – se le cose non miglioreranno - si dovrà trovare.

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