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Cgie: dal voto estero alla rappresentanza, è tempo di riforme

Cgie: dal voto estero alla rappresentanza, è tempo di riforme

Diritti civili e politici, cittadinanza, riforma degli organismi della rappresentanza italiana nel mondo (Comites e Cgie), riforma del voto estero. Sono stati i temi al centro del terzo incontro organizzato dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni Province Autonome-CGIE, in preparazione della assemblea plenaria. Durante la conferenza si è sottolineato il rischio di una perdita di rappresentanza, che, in seguito al taglio dei parlamentari, sarà evidente al prossimo appuntamento elettorale. A più riprese è stata ribadita la necessità di rivedere le modalità di esercizio di voto dei cittadini italiani all’estero, di riformare la legge sulla cittadinanza degli italodiscendenti, uniformando, tra l’altro, prassi e procedimenti amministrativi, di un riconoscimento dell’elettorato attivo e passivo esercitabile dall’estero in occasione delle elezioni regionali. “Vorremmo che il voto all’estero emergesse come una grande espressione democratica di quella che abbiamo chiamato la 21esima regione italiana, vorremmo che fosse un momento davvero di consolidamento del legame tra gli italiani all’estero e l’Italia. Invece diventa un momento di polemiche e messa in discussione del voto stesso: ecco perché la questione del voto deve essere affrontata”, ha affermato Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’estero della Farnesina. “C’è un tema molto chiaro - sottolinea Vignali -: il sistema rischia di non reggere alla prova dei numeri. Il corpo elettorale aumenta, sta esplodendo, e le risorse sono sempre le stesse. In queste condizioni rischiamo di non reggere nel futuro”.

Necessario quindi rivedere le modalità del voto estero che, “proprio perché universale, deve essere garantito incondizionatamente per ogni consultazione elettorale”, ha sottolineato Michele Schiavone, segretario generale del Cgie. “La partecipazione all’estero va uniformata garantendo l’universalità del voto”, prosegue Schiavone sottolineando la necessità di “prendere in considerazione la sperimentazione del voto elettronico per abbattere i costi e per la semplificazione e il miglioramento delle procedure elettorali se effettuate con sicurezza”. Alla vigilia della costituzione del nuovo governo (“Siamo certi che la stima di cui Draghi gode in ogni consesso internazionale, sarà una grande occasione per l'Italia e per tutti gli italiani, dentro e fuori i confini”, sottolinea Schiavone), secondo il Cgie “è opportuno inserire nell’agenda delle riforme del nostro Paese anche le comunità all’estero che vanno coinvolte e valorizzate”. Per Lucio Malan, responsabile del dipartimento Italiani all’Estero di Forza Italia “lo sciagurato taglio dei parlamentari ha creato un danno grave anche per la circoscrizione estero, io mi sono sempre opposto a questa mossa demagogica totalmente infondata”. “La riduzione dei parlamentari all’estero non è stata una decisione felice, si alza il rapporto tra eletto e cittadini da rappresentare ed è più difficile avere rapporto con il proprio collegio elettorale”, dichiara Piero Fassino, Presidente della commissione Affari esteri della Camera. “E’ necessario far funzionare gli altri istituti, stabilendo una relazione forte tra Comites ed eletti all’estero”, sottolinea Fassino.

Con la riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero “sarà diverso e più faticoso il rapporto tra eletti ed elettori. E’ importante arrivare a una riforma del voto estero: se ne è discusso a lungo e ora urge mettere tutto nero su bianco per cancellare le storture, perché la questione dei brogli elettorali non è più tollerabile e mina la credibilità della Circoscrizione estero”, sottolinea la deputata di Forza Italia eletta all’estero, Fucsia Nissoli. “Dobbiamo fare in modo che il Comites e il Cgie facciano parte della promozione dell’Italia - afferma il senatore del Pd eletto all’estero, Francesco Giacobbe -: se non si diventa partecipi di quel sistema che nel mondo promuove l’Italia siamo un passo indietro. Dobbiamo avere Comites più snelli e flessibili che lavorino su progetti, qualcosa è stato fatto e bisogna continuare in questa direzione”. Sulla questione del voto estero, Giacobbe ribadisce la contrarietà all’inversione dell’opzione: “E’ incostituzionale ed è fine del voto all’estero. Lavoriamo invece con l’aggiornamento delle liste elettorali”. Della stessa idea è Luciano Vecchi, responsabile del dipartimento per gli Italiani nel Mondo del Partito Democratico: l’inversione dell’opzione “è svilente e uccide la rappresentanza”. Secondo Vecchi è necessario mettere mano alla legge mantenendo quattro punti chiave: “l’universalità, il principio di territorialità, ripristinare l’obbligo della residenza all’estero per chi si candida, la messa in sicurezza del voto. Il problema è che non c’è sanzione per chi fa brogli e c’è una sensazione di impunità. Se esiste una volontà politica è possibile una normativa semplice”. In questo contesto “il Cgie deve farsi carico di tutte le istanze presentate e trovare con i Comites, i parlamentari, la Farnesina e la rete diplomatica un momento di sintesi che non penalizzi nessuno ma che tenga conto delle singole esigenze affinché gli italiani all’estero possano diventare quella risorsa fondamentale di cui l’Italia ha bisogno”, spiega Silvana Mangione, vicesegretaria CGIE per i paesi Anglofoni extraeuropei. (PO / red - 9 feb)

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