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Un anno di pandemia: non fu sorpresa ma disprezzo

Un anno di pandemia: non fu sorpresa ma disprezzo

di Michele Mezza

Soprattutto le persone. E’ la raccomandazione con cui esattamente un anno fa, 11 marzo 2020, il segretario generale della vituperata Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus, conclude la sua drammatica comunicazione con la quale dichiara lo stato di pandemia globale (https://www.who.int/director-general/speeches/detail/who-director-general-s-opening-remarks-at-the-media-briefing-on-covid-19---11-march-2020). In questi 365 terribili giorni è successo di tutto, e l’OMS si è rivelata per molti aspetti opaca e insufficiente, se non proprio colpevole. Quello che , rileggendo oggi il testo di quell’annuncio, non possiamo addebitarle è di non aver dato subito indicazioni chiare e risolutive. Intanto il primo segnale della geografia del virus, e dei suoi comportamenti che rendevano alcuni territori particolarmente tossici, dove l’epidemia si radicava con più forza. “Dei 118.000 casi segnalati a livello globale -spiegava Ghebrevesus- in 114 paesi, oltre il 90% dei casi riguarda solo quattro paesi e due di questi - Cina e Repubblica di Corea - hanno epidemie in significativa diminuzione”. Un anno fa si cominciava a vedere che si sarebbero creati dei clusters specifici dove il morbo infuriava con più violenza. Quello che da li a qualche ora si sarebbe scatenato in Lombardia, più ancora nel bresciano e nel bergamasco, non era sorprendente. Perché nessuno reagì a quest’informazione ?
Tanto più che si propone subito una strategia: “Se i paesi rilevano, testano, trattano, isolano, rintracciano e mobilitano le loro persone nella risposta, quelli con una manciata di casi possono impedire che quei casi diventino cluster e quei cluster diventino trasmissione di comunità”.
Perché non si è subito rilevato, testato isolato e rintracciato come proponeva l’OMS nelle aree di maggior contagio ? addirittura perché si sono fatti muovere i contagiati aprendo le RSA ? Eppure qualcuno si stava muovendo esattamente così.
Anzi qualcuno aveva anticipato e suggerito lui come muoversi. A Vò il team del professor Andrea Crisanti si comporta esattamente così: rileva, testa, isola e rintraccia tutti gli abitanti del comune dove si era registrato il 21 febbraio il primo morto. E a pochi chilometri invece che cosa accadeva a Codogno a Nembro e Alzano i due paesi vicino Bergamo più colpiti?
Dopo aver ringraziato alcuni paesi che già in quelle ore avevano proclamato il lockdown, come l’Italia, il direttore della OMS si chiedeva : “La sfida per molti paesi che ora hanno a che fare con grandi cluster o trasmissione di comunità non è se possono fare lo stesso, ma se lo faranno”. E arrivarono le prime risposte sprezzanti dall’Inghilterra di Johnson e dal Brasile di Bolsonero e soprattutto dalla Casa Bianca di Trump , seguito dal codazzo sovranista anche in Italia che chiedeva di non fermarsi, anzi l’Economist pubblicò una copertina in cui campeggiava il titolone A Grim Calculus per intendere che bisognasse comunque produrre e lavorare senza sosta, anche rischiando qualcosa. Qualcosa ?
Ancora più spietato appare, rileggendo queste prime raccomandazioni, il giudizio sulle app di tracciamento tipo Immuni. Ma perché mentre la OMS , sulla scorta di quanto stava accadendo in Corea del Sud e in Cina, chiedeva di testare e tracciare a tappeto per controllare tutti i focolai di infezioni in Europa, e in Italia insisteva l’allora ministra Pisano, si cercava di non turbare i sonni di Google e facebook e si proponevano soluzioni impotenti e inefficaci che non testavano e non tracciavano perché sganciate anche dal GPS?
Infine le indicazioni conclusive che , lette oggi sembrano un vero capo d’accusa per chi le ha snobbate : “Per prima cosa, preparati e sii pronto. In secondo luogo, rilevare, proteggere e trattare. Terzo, ridurre la trasmissione. Quarto, innovare e imparare. Ricordo a tutti i paesi che vi chiediamo di attivare e potenziare i vostri meccanismi di risposta alle emergenze; Comunica con i tuoi dipendenti sui rischi e su come possono proteggersi: questo è affare di tutti; Trova, isola, testa e tratta ogni caso e traccia ogni contatto; prepara i tuoi ospedali; Proteggi e forma i tuoi operatori sanitari”. Un prontuario che avrebbe almeno limitato lo sbandamento che in quelle settimane mandò al massacro personale sanitario e centinaia di pazienti senza difese, a partire dagli anziani contaminati nella RSA. Preparati e sii pronto, chiedevano dall’OMS, per cui piano anti pandemia e materiale di protezione, subito.
Tracciare e trattare, come è stato fatto a Vo, solo a Vo, però. Attivare i sistemi di emergenza territoriali; quanto ci abbiamo messo ad allertare presidi locali e medici di base ? Proteggere i lavoratori e i dipendenti: dove e come è stato fatto ? Prepara i tuoi ospedali: un urlo nel deserto. Così come fin da allora l’indicazione di proteggere prioritariamente il personale sanitario.
Molte cose erano complicate? Forse si, molte addirittura non praticabili in tempi brevi. Ma quello che non sarà perdonabile è il disorientamento, la sensazione di trovarsi senza bussola, di girare a vuoto che ci fu, non solo in Italia, anzi, forse inizialmente, il nostro paese ebbe un riflesso positivo che poi si diluì nella debolezza politica di mantenere salda la barra come chiedeva la OMS che si impegolò a sua volta in mille altre pacchie gaffe ed errori anche gravi. Ma questo testo rimane. Si sapeva cosa fare e se non fu fatto non si potrà mai dire per sorpresa o ignoranza. Solo per incapacità e disprezzo degli altri. Il vero obbiettivo era salvare le persone. Non è stato fatto allora. Ed oggi cosa stiamo facendo ?

(© 9Colonne - citare la fonte)