Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

L'ALLARME DEL WWF:
BIODIVERSITA’ A RISCHIO

Un esercito silenzioso quello degli impollinatori tra bombi, farfalle, api selvatiche, vespe, falene, sirfidi, un mondo colorato che sta progressivamente scomparendo. Negli ultimi 30 anni abbiamo perso in Europa oltre il 70% della biomassa di insetti volatori, appartenenti non solo alle specie più rare ma anche alle specie più comuni, da cui dipende il fondamentale servizio ecosistemico dell’impollinazione. E il 40% di api selvatiche, farfalle, sirfidi e coleotteri, rischiano l’estinzione a livello globale. 

Le principali minacce sono dovute alle attività umane che modificano e inquinano il loro habitat, in particolare per l’uso sconsiderato di pesticidi, il consumo di suolo, l'impoverimento dei paesaggi agricoli, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e la diffusione di parassiti e malattie veicolate dall’introduzione di nuove specie aliene invasive. Il danno è enorme, visto che due terzi della frutta e della verdura che consumiamo quotidianamente dipendono dall’impollinazione, ma l’impatto non riguarda soltanto l’erosione del valore ecosistemico nei sistemi alimentari, ma anche la nostra salute. L’uso dei pesticidi nell’agricoltura intensiva immette sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili: secondo l’Oms ogni anno 26 milioni di persone vengono avvelenate da pesticidi. Accanto all’allarme per la perdita degli impollinatori il WWF, con la campagna ReNature, ha lanciato la sfida per rigenerare questo pilastro della biodiversità mettendo in campo azioni diffuse sia nelle Oasi della associazione ambientalista per habitat e impollinatori, sia in ambito agricolo grazie ad importanti collaborazioni con aziende agroalimentari per realizzare percorsi a favore della tutela della biodiversità negli agro-ecosistemi.   Il WWF ricorda che un pilastro cruciale della nuova strategia europea 2030 per la biodiversità si concentra proprio sul ripristino della natura in porzioni significative del territorio europeo attraverso la destinazione del 25% dei terreni agricoli in Europa a colture biologiche e la destinazione del 10% dei terreni agricoli per la conservazione della biodiversità.

Dal nord al sud sono fino ad oggi sono 15 le Oasi WWF dove gli impollinatori trovano nettare e rifugi dedicati: nella Riserva naturale Ripa Bianca di Jesi, nelle Marche, 27 BeeHotel, arnie didattiche e 100mila metri quadri di terreno seminati con fiori nettariferi rappresentano un modello virtuoso di utilizzo delle risorse della Politica Agricola Comune dell’Unione Europea per la tutela degli impollinatori. Nella stessa Oasi è in corso il progetto BeeSafe, realizzato col ministero della Transizione Ecologica, che prevede attività con scuole primarie di nove Comuni della provincia di Ancona. Oppure nel cuore verde di Napoli, l’Oasi degli Astroni, con 100 mq di nuovi prati fioriti e 3 bee-hotel. Nella mappa delle Oasi per gli impollinatori ci sono anche l’Oasi Lago di Alviano in Umbria, la laguna di Orbetello e l’Oasi di Burano in Toscana, Pian Sant’Angelo nel Lazio, Le Cesine in Puglia e Lago Preola in Sicilia. Nelle regioni del nord le aree sono nelle Valli dello Sporeggio, con oltre mille piante nettarifere per gli impollinatori e arnie innovative per le api domestiche, nell’Oasi Ca Brigida, vicino Rimini, nel Parco bel Poggio vicino Bologna e nell’oasi di Vanzago, vicino Milano. Un progetto interessante è quello portato avanti dal WWF Lecco – Barro BugBox - che ha coinvolto il Parco regionale Monte Barro e Apilombardia per tutelare le api selvatiche con analisi sulle caratteristiche del polline raccolto e valutazione della presenza di inquinanti. Il progetto ha coinvolto numerose realtà locali e istituzioni ma soprattutto tanti volontari che hanno aiutato a posizionare i nidi per favorire la proliferazione degli insetti e raccogliere i dati necessari alla ricerca. Altri risultati del progetto saranno la promozione di pratiche agricole virtuose, come le rotazioni delle colture e la realizzazione di prati con fiori nettariferi.  (10 apr – red)

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