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Chi sta archiviando
i dati delle vaccinazioni?  

di Michele Mezza

(13 aprile 2021) Una domanda apparente banale: ma i dati delle vaccinazioni dove vanno? Ancora più esplicitamente : chi li raccoglie e con quale logica? Siamo in uno snodo fondamentale della politica nazionale. Nel pieno di una campagna di vaccinazione a cui sono affidate le speranze di ripresa sia economica che sociale della vita del paese. Ma in questa campagna sono emersi due elementi che non sembra abbiano ancora prodotto una risposta politica. Da una parte si comprende come il vaccino, al netto delle funzionalità ed efficacie, non rimane l’unica forma di contrasto al virus: diventa indispensabile, lo spiega con evidenza Andrea Crisanti nei suoi interventi, associare alla vaccinazione di massa una sorveglianza territoriale per smorzare forme di recrudescenza dell’infezione. Quanto ha denunciato proprio l’altro giorno Anthony Fauci, il prestigioso virologo regista della strategia americana contro la pandemia, anche negli Usa dove pure la vaccinazione procede speditamente sta ritornando a mordere il covid 19, con aree di contagio estese. Lo stesso sta accadendo in Cile, dove pure abbiamo superato la soglia del 50% della popolazione vaccinata, eppure il virus sta dilagando.
Insomma il quadro epidemiologico è molto più complicato del previsto ed è indispensabile elaborare strategie multifattoriali, in cui insieme ai vaccini siano organizzate azioni di testing e tracciamenti di massa permanenti. Per questo diventano essenziali i dati raccolto con l’imponente mobilitazione nelle regioni. Il secondo punto riguarda la reiterazione di queste strategie vaccinali. 
Quando in autunno avremo completato la fase di somministrazione completa dei farmaci dovremo riprendere le vaccinazioni dei primi pazienti a cui è stato inoculato il vaccino perché si è esaurita la copertura temporale, calcolata attorno ai 7/10 mesi in media per ogni tipo di dispositivo. Anche in questo caso diventa indispensabile avere una mappa completa della fase precedente per procedere con i richiami in automatico. Dunque ripetiamo la domanda: chi sta raccogliendo i dati ? Dal ministero della Sanità ci fanno sapere, non senza qualche imbarazzo, che al momento dovrebbero essere le ASL, dunque le regioni , che stanno raccogliendo tutti le informazioni. Poi però diventa meno chiaro il percorso di questi dati: confluiscono in un data base nazionale o no ? e questo data base nazionale come dialoga con le infrastrutture regionali che mantengono architetture, standard e linguaggi differenti gli uni dagli altri ? Quanto è accaduto a livello regionale sia per quanto riguarda la gestione dei dati giornalieri sui positivi e i decessi e sia per le prenotazioni delle diverse categorie e classi d’età, non permette certo di sperare bene. 
Le cronache ancora ci informano dei più diversi inconvenienti che stanno inficiando la credibilità dei dati. Sul fronte delle prenotazioni si moltiplicano gli incidenti e i blocchi che rallentano localmente l’azione di distribuzione dei farmaci. In Lombardia siamo arrivati al paradosso di aver dovuto cancellare completamente la piattaforma regionale e nonostante il ricorso all’infrastruttura di Poste Italiane ancora la modalità di impostazione dei dati decisa regionalmente non funziona sulla piattaforma nazionale. Non parliamo poi delle disinvolture che la gestione autonoma da parte di alcune regioni ha reso possibile in alcune realtà dove vengono alterati, ritardati o confusi i flussi informativi sui positivi o i decessi per evitare i vincoli automatici. 
Quella che era un’operazione delicatissima, la raccolta e archiviazione attiva dei dati per poterli interrogare ed elaborare, che andava uniformata per procedure e modalità, si è trasformata in una corsa dei governatori a chi aveva la piattaforma più efficiente e funzionale. Corsa che ha prodotto la massima visibilità per i presidenti regionali, ma la minima interoperabilità fra i diversi apparati della pubblica amministrazione, con una conseguente incapacità delle strutture nazionale di interagire con questi dati. Ora la follia sembra ripetersi. 
Un’eventuale balcanizzazione di questi dati esporrebbe il nostro paese ad una vera e propria paralisi sia per quanto riguarda la lettura nazionale di una serie di reazioni e di effetti della vaccinazione, sia per l’efficienza dell’azione di somministrazione di massa nel prossimo autunno. Ripetiamo per essere inequivocabili, la domanda: dove vanno i dati delle vaccinazioni e chi li legge nazionalmente?

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