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direttore Paolo Pagliaro

I sogni di Draghi
e la Realpolitk

di Paolo Pagliaro

Anche al sogno più bello rimane associata, come una macchia, la sua differenza dalla realtà, la consapevolezza del carattere illusorio di ciò che esso ci dona. Così dice uno dei filosofi citati da Umberto Curi nel suo saggio sull’esperienza onirica pubblicato in questi giorni da Bollati Boringhieri con il titolo “Fedeli al sogno”. Ma i sogni di cui ha parlato ieri Mario Draghi , invitando a tenerli vivi, sembrano piuttosto frutto di un’altra scuola di pensiero rappresentata nel libro, quella secondo cui per ottenere il possibile occorre tentare l’impossibile.
L’esortazione di Draghi ha suscitato i commenti più disparati: c’è chi ha elogiato lo slancio e la capacità di parlare ai giovani, chi ha accusato il presidente di demagogia, e chi – come lo scrittore Paolo Di Paolo su Repubblica- ricorda che la parola politica da tempo non si accorda con parole come sogno. Altri, più concretamente, hanno fatto notare che - se si parla di clima - siamo già oltre la fase dei sogni. Siamo nella fase delle decisioni.
E qui viene il difficile. La conferenza Onu sul clima che si tiene in questi in questi giorni a Glasgow è giunta alla sua 26esima edizione. A presiedere la prima – a Berlino, nel 1995 – c’era una quarantenne Angela Merkel, che allora annunciò l’impegno dei governi a invertire la rotta, per salvare il pianeta dalla rovina climatica. In questo quarto di secolo poco o nulla è accaduto e – con la sola eccezione degli accordi di Parigi del 2015 – le conferenze sul clima sono state un continuo avvicendarsi di propositi virtuosi e obiettivi mancati. Nel frattempo il livello del mare si è alzato di 8 centimetri, e sulle montagne è scomparso un terzo dei ghiacciai.

(© 9Colonne - citare la fonte)