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Umberto Veronesi tra laicità nucleare e cura del male

Umberto Veronesi tra laicità nucleare e cura del male

Tra le eccellenze italiane di fama europea non figurano soltanto i Mario (Draghi e Monti), ma anche un Umberto (non senatur, benché senatore dimissionario), che di cognome fa Veronesi e ricopre il ruolo di direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia. Medico oncologo, ha guidato il ministero della Salute dopo la Bindi e prima di Sirchia, in particolare stringendo sulle norme antifumo. E' un uomo che ci tiene a salvaguardare l'esistenza delle persone: sigarette a parte, Veronesi passerà agli annali per la strenua lotta al tumore della mammella, una delle prime cause di decesso per le donne, che grazie alle sue ricerche ha visto le cose decisamente cambiare. Oggi è molto meno offensivo, e la sua minaccia dunque incute meno paura. «Mi sono accorto, provando quasi una sorta di invidia, che c'è qualcosa nella donna che la tiene ancorata saldamente alla vita e non le fa mai perdere il contatto con chi le sta accanto» - scriverà in un libro del 2010, Dell'amore e del dolore delle donne, Einaudi. Bisogna dunque riconoscergli che per quel qualcosa che le tiene saldamente ancorate alla vita, c'ha messo del suo. Tre sono le altre aree del suo interesse: la laicità, il nucleare e la cultura vegetariana. Cominciamo dall'ultima: se l'astrofisica Margherita Hack ha recentemente dichiarato di non aver mai mangiato carne in vita sua, è la prova provata del fatto che i vegetariani non solo hanno cervelli ugualmente ben nutriti, ma sembrano persino possedere doti di particolare longevità, motivo per cui un pensierino ce lo faremo tutti. Veronesi aggiunge un elemento in più alla causa vegetariana: il tumore - scrive in un altro libro - si cura anche a tavola. Sei quello che mangi, anche nella malattia, evidentemente. Il testo appena citato è dell'anno scorso, il 2011, e si tratta di Verso la scelta vegetariana, lo pubblica Giunti. L'altro tema è il nucleare. Chi è il Presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare? Umberto Veronesi. Poco meno di un anno fa, diceva a La Stampa: "Senza il nucleare l'Italia muore. Tra 50 anni finirà il petrolio, tra 80-100 il carbone, seguito poi dal gas. Altre fonti non saranno sufficienti a fornire l'energia di cui abbiamo bisogno. Il risultato? Non avremo la luce, non potremo far funzionare i computer o i frigoriferi e neppure far viaggiare i treni". Uno scenario apocalittico, la cui soluzione il nostro medico sembra nettamente indicarla nel nucleare, che però non riscuote medesima popolarità nei molti connazionali che hanno votato contro ai referendum. A più riprese s'occupa di laicità, e siamo al terzo argomento. Nel 2005 dà alle stampe, Il diritto di morire. La libertà del laico di fronte alla sofferenza, edito Mondadori. Due anni dopo, con Alain Elkann: Essere laico, edito Bompiani. Insomma Veronesi si colloca allo stesso tempo ai due poli della questione "sopravvivenza": da una parte salvando le vite che vogliono essere salvate, dall'altra invece concedendo il diritto di staccare la spina per chi lo stare in terra sia diventato meno vitale del morire.

 

 

 

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