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RENZO ARBORE E L’INTELLIGENZA DEL CUORE

RENZO ARBORE E L’INTELLIGENZA DEL CUORE

Ospitare Arbore in questa rubrica, all’indomani della scomparsa di Mariangela Melato, significa riconoscergli un merito non esclusivamente artistico; un merito umano. Gli amori sono esperienza in genere privata, quando hanno come protagonisti due famosissimi si trasformano in cosa pubblica, non tanto perché sono noti, ma perché si possono leggere come un romanzo popolare. Renzo e Mariangela, quel ramo del lago comune in cui tutti ci siamo tuffati: il loro amore. In una recente intervista l’inventore di Indietro Tutta! ricorda un episodio risalente alle ultime ore di vita dell’attrice, quando andò a trovarla in clinica, ed insieme cantarono: «Era una vecchia canzone degli anni 40, mi pare si intitoli "Americano non posso cantar". E lei era felicissima, perché si ricordava tutte le parole... e mi prendeva in giro perché io invece...». Lui invece non se le ricordava, o forse se le ricordava troppo, e nel vederla così patita, deve essere stato assalito dall’afasia che preannuncia la fine: poca voglia di intonare motivetti. Arbore ha poi scritto in suo ricordo una delle più belle lettere d’amore della contemporaneità: «La prima volta che l'ho vista fu nella sua iniziale apparizione televisiva, quando uscì da una valigia che era portata da Pippo Baudo, e si mise a ballare il rhythm and blues come se l’avesse sempre fatto nella vita». Uscì da una valigia, come l’essenziale che ci portiamo appresso, di stazione in stazione, da casa in albergo, dalla vita quotidiana alla vacanza. L’amore, anche se dura quarant’anni, è una vacanza. Quando finisce, finiscono le ferie e la vita torna ad essere solo lavoro. «Devo dire che ho in qualche modo "rubato" da lei dei "codici" essenziali: dare di sé sempre il meglio, non perseguire mai l'interesse personale, avere in ogni momento presente invece l'interesse di chi si ha davanti con lo scopo di arricchire l'interlocutore». L’Amaca è il luogo di quell’ozio che il professor De Masi definisce creativo e dal cui dondolante osservatorio Michele Serra ha potuto cogliere un punto focale di questa relazione, la riportiamo per intero: «Era più intelligente di me, approfondiva mentre io sono superficiale. Di tutte le parole d’amore spese per Mariangela Melato, queste di Renzo Arbore (raccolte da Silvia Fumarola per Repubblica) mi hanno commosso più di ogni altra. Perché dicono, delle donne, la cosa più importante ma non sempre la più detta: che le donne sono, in prevalenza, persone serie. E che la loro serietà (nei sentimenti, nel lavoro, nel maneggiare le cose della vita) è spesso di esempio e di soccorso a noi maschi. Forse perché la gestione del talento, nelle donne, richiede fatica doppia; forse perché, dall´alba dei secoli, mentre noi si andava a caccia, o in guerra a sbudellare il prossimo e a farci sbudellare, o a navigare per mesi e anni in cerca d´oro e di conquiste, loro restavano a casa e avevano molto tempo per pensare, mettendo a frutto la loro solitudine; fatto sta che, proprio come dice Arbore, le donne approfondiscono. Nel saluto di un uomo allegro (e intelligente) alla donna della sua vita, l’omaggio alla profondità suona, a sua volta, profondo. Umile e profondo. Riconoscente e profondo. Le donne, per nostra fortuna, sono contagiose». La vacanza deve finire, e questo è il primo insegnamento. L’altro è che anche una vacanza può arricchire chi rimane solo in città a sbarcare il lunario della propria vita affettiva.

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