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CRONACA NERA IN TV,
IMPOSSIBILE RESISTERE

CRONACA NERA IN TV, <br> IMPOSSIBILE RESISTERE

Giovanna Lasalvia

Gli occhiali di Elena, il pigiama di Roberta, i leggings di Yara. Sarà difficile, anche per chi non ha una “relazione stabile” con il piccolo schermo (per usare un linguaggio feisbucchiano), non aver sentito parlare almeno una volta (negli ultimi mesi) di questi dettagli. Così come di indizi, tracce o prove legati a grandi casi di cronaca nera. Sarà difficile perché oggi storie di scomparse, di sangue, di misteri irrisolti abbondano in tv. Non si tratta, però, solo di diritto di cronaca o di ricerca della verità. C’è molto di più: la cronaca nera oggi è diventata docu-fiction (quella utilizzata da “Segreti e delitti” per ricostruire i gialli irrisolti), talk –show (le interviste di Barbara D’Urso agli ex fidanzati o presunti amanti di Elena Ceste) e perfino reality (come dimenticare a “Chi l'ha visto?” l’arrivo in diretta della notizia della morte di Sarah Scazzi?).


La cronaca nera entra nelle nostre case con disinvoltura e leggerezza, complici presentatori-detective, indagati-star, criminologhe-top model, psicologi-seduttori, giornalisti-giustizieri. Lo fa senza chiedere il permesso perché il lasciapassare lo hanno già dato il signor Auditel e il signor Share. I programmi televisivi che si occupano di delitti, barbarie e crudeltà si impongono a qualsiasi ora della giornata, conquistano il pubblico e mangiano gli ascolti, decretando così la crisi dei salotti politici. Una volta accaduto il fattaccio, non solo i programmi di informazione ma anche quelli di intrattenimento dedicano ore di trasmissione alla ricostruzione della vicenda, si domandano quali siano i moventi, cercano presunti colpevoli, intervistano familiari, testimoni o semplici opinionisti. E’ la nuova frontiera della tv del dolore: non solo dramma ma indagine, non solo racconto ma processo (lontano da aule di tribunali, ovviamente), non solo notizia ma discussione, dibattito, supposizioni.



“La televisione ci consente di vedere tutto senza andarlo a vedere” scrive Giovanni Sartori in “Homo videns” : così – il pubblico – “grazie” a ore e ore di diretta, interviste, servizi, ha ormai come l’impressione di essere stato davvero davanti alla casa degli orrori o di essere passato davanti al bosco del delitto o al pozzo dell’indicibile. Da Cogne a Garlasco, da Perugia ad Avetrana. Possiamo anche essere abili amministratori del telecomando ma cambiare canale non ci aiuterà ad ignorare l’omicidio efferato o la scomparsa insolita, perché ora non è più – come accadeva una volta - solo il tg ad occuparsene. Tutt’altro. “Il tragico a domicilio” , come Aldo Grasso definiva in “Linea allo studio” (Bompiani, Milano, 1989) la tv che raccontava l’agonia e la morte, che ha preso il via con il terremoto dell’80 prima e con la vicenda di Alfredino Rampi dopo suscitando i primi interrogativi sul sempre più labile confine tra realtà e spettacolo, non è rimbalzato solo dai tg ai programmi di prima serata (“Quarto grado”, “Linea Gialla” , “Segreti e delitti”, “Chi l’ha visto?”) ma ha trovato spazio nei palinsesti pomeridiani (“Pomeriggio Cinque”, “La vita in diretta”), nella seconda serata (“Matrix”, “Porta a Porta”) nei programmi del mattino (“Uno Mattina Storie Vere”, “Mattino Cinque”) e perfino nei salotti della domenica pomeriggio (“L’Arena”, “Domenica Live”).  Gli italiani seguono attenti la sparizione di Roberta Ragusa, l’omicidio della piccola Yara Gambirasio così come quello della giovane Chiara Poggi. Si pongono interrogativi sul caso di Melania Rea, sull’uccisione di Sarah Scazzi o su quella di Meredith Kercher. Vogliono capire cosa si nasconde dietro la morte di Elena Ceste. Si scoprono, in sostanza, un popolo appassionato di giallo e di crimine.



E, scoperta la passione, la tv si adegua: non solo la cronaca nera si spalma sull’intero palinsesto ma alcuni programmi arrivano ad alternare con disinvoltura “blocchi” legati agli omicidi più violenti a “blocchi” legati al puro intrattenimento. A “Porta a porta” – solo per fare un esempio – può capitare che Loretta Goggi e Vanessa Incontrada presentino la loro ultima fiction e che nel corso della stessa trasmissione vengano dati anche gli ultimi aggiornamenti sul delitto di Chiara Poggi. Senza dimenticare che nel pomeriggio – su Rai1 come su Canale5 - l’alternanza gossip-cronaca nera è ormai un fatto consolidato. Qualche programma – per rispondere alla “sete di giallo” - è arrivato a mutare perfino la propria natura. E’ il caso di “Chi l’ha visto?” (programma “figlio” della rubrica “Dove sei?” del preziosissimo “Portobello” di Enzo Tortora) che da settembre – visti gli ottimi ascolti - ha raddoppiato l’appuntamento: va in onda ogni mercoledì sera su Rai3, per la prima volta non solo in prima ma anche in seconda serata. Inoltre, non si occupa più solo di casi di scomparsa ma dà considerevole spazio a omicidi e delitti. Non si può non ricordare quanto è accaduto con il caso Scazzi: l’annuncio del ritrovamento del cadavere della vittima e dell’arresto dello zio fu dato in diretta proprio a “Chi l'ha visto?” mentre era ospite, in collegamento, la madre di Sarah. Qualcuno parlò di teatro del macabro e dell’assurdo, di spettacolarizzazione del dolore. Torna, dunque, quel “labile confine tra realtà e spettacolo”. Lo stesso che ritroviamo anche nell’intervista che farà qualche tempo dopo Barbara D'Urso a Michele Misseri nel corso di Domenica Live. Ma non è solo “colpa” dei gialli e dei misteri se gli italiani continuano a seguire queste storie. Se la cronaca nera è arrivata anche nei programmi pop – quelli del pomeriggio, seguiti perlopiù da un pubblico femminile - è perché pop sono i suoi protagonisti: personaggi che cercano le telecamere (Avetrana docet), che lasciano continue interviste, commenti, dichiarazioni. Poco timidi e riservati, sono pronti a un collegamento in diretta come a un’ospitata in tv senza timori o imbarazzo. Sono preti, medici di famiglia, amiche del cuore, ex fidanzati, fratelli, sorelle o compagni delle persone di cui si è ormai perso le tracce: hanno voglia di parlare, lanciare appelli o raccontare aneddoti. Sono corteggiati da più trasmissioni televisive e a tutte si danno in pasto.

Così, mentre la tv mangia la cronaca nera, i personaggi della cronaca nera mangiano la tv. E chi sta seduto comodamente in divano? Si abitua alla morte, al mistero, all’irrisolto, così come è abituato ai bollettini metereologici quotidiani. “C’è l’alta e bassa pressione - scrive Jader Jacobelli in “Cento no alla tv” - e ci sono anche i morti”.

 (19-nov)

 

 

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