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ITALICUM, UNA RIFORMA
A SCOPPIO RITARDATO

ITALICUM, UNA RIFORMA<br>A SCOPPIO RITARDATO

di Paolo Balduzzi

Si è concluso l’iter di approvazione della nuova legge elettorale. La Camera dei deputati ha dato il via libera con 334 voti favorevoli e 61 contrari (non presenti, per protesta, le opposizioni: Forza Italia, Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Sel e Fratelli d’Italia) al testo già promosso dal Senato (184 voti favorevoli, 66 contrari, 1 astenuto; tutti i gruppi presenti in aula, seppure con defezioni a titolo personale o “di corrente”). Dopo la firma del presidente della Repubblica – arrivata all’indomani della definitiva approvazione della legge -, alla sua entrata in vigore mancano ora due passaggi: la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (scontata) e il raggiungimento del 1° luglio 2016, vale a dire della data prevista dalla legge stessa per la sua decorrenza. Qui ci soffermiamo su alcuni risvolti politici. Il primo dato politico è l’approvazione della legge in sé. Una vittoria del premier, nonché segretario del Partito democratico, la cui portata sarà però chiara solo il prossimo giugno, vale a dire il giorno dopo le elezioni regionali. Si tratta in effetti dell’unico dividendo che al momento Matteo Renzi può presentare in vista delle elezioni, considerato che il dubbio “tesoretto” da 1,5 miliardi è passato in secondo piano dopo la recente sentenza della Corte costituzionale sull’adeguamento delle pensioni che promette spese per importi ben più elevati.

Resta aperta la partita con la minoranza del Pd, ma i numeri, al momento, non sembrano preoccupanti per il governo. Per quanto di qualche unità inferiore al previsto, infatti, la maggioranza che alla Camera ha approvato la legge elettorale è quella assoluta dei membri dell’assemblea. Anche questo è un importante dato politico: piaccia o meno il contenuto della legge elettorale, si tratta di un provvedimento approvato a maggioranza assoluta, con buona pace di chi grida alla fine della democrazia.

Tra le opposizioni, l’uscita dall’aula ha una ovvia valenza politica, ma starà agli elettori giudicare se la mossa è stata saggia o meno. Certo, non è chiarissimo perché al Senato l’Italicum è stato votato (a favore o contro) da tutti i gruppi e alla Camera non è stato così per la stessa identica legge. Ancora più problematico sarà chiarire la propria posizione per Forza Italia, che al Senato aveva addirittura votato a favore.

Restano comunque alcuni problemi aperti: l’approvazione della riforma elettorale richiede, per coerenza e bontà di funzionamento, che il Senato venga riformato. Ma la realizzazione delle riforme costituzionali segue una strada ancora più impervia. Il rischio di ingovernabilità (Camera eletta con Italicum e Senato con diversa legge elettorale) è reale: con buona pace, questa volta, di chi si aspetta un vincitore certo il giorno dopo le elezioni.

Cosa succederà con l’Italicum in vigore? Il Servizio studi della Camera ha svolto qualche simulazione utilizzando i dati di elezioni passate. Il divertissement, oltre a qualche problema tecnico, non considera ovviamente il fatto che il comportamento di voto degli elettori dipende proprio dal sistema elettorale.

Cosa può fare chi considera la nuova legge elettorale un attentato alla democrazia? Innanzitutto, e banalmente, proporre un’alternativa che raccolga ampio consenso. In fin dei conti, l’Italicum non potrà funzionare fino alla seconda metà del 2016 ed è stato approvato in circa un anno. Gli oppositori hanno quindi tutto il tempo.

Per lo stesso motivo, una crisi di governo che induca il presidente della Repubblica a sciogliere le Camere darebbe luogo a elezioni (con legge proporzionale) e a nuove maggioranze favorevoli a una diversa legge elettorale.

Ancora, potrebbe essere organizzato un referendum abrogativo, benché il recente orientamento della Consulta in materia sia sfavorevole. Infine, nulla impedisce che l’Italicum venga corretto al margine o sostanzialmente, come succede per tutte le altre leggi. Resta naturalmente sempre aperta la strada per la Consulta, anche se i tempi sono molto lunghi e l’esito della vertenza incerto.

Va però sottolineato che ogni battaglia politica che porti all’ingovernabilità (stallo sulle riforme, elezioni senza un vincitore) non farà che aumentare il consenso popolare verso l’Italicum. In fin dei conti, quindi, forse la strategia migliore di chi si oppone all’Italicum è quella di organizzarsi per provare a vincere le elezioni.
(da lavoce.info)

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