Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Fantascienza, l’iconografia degli anni d’oro

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

Fantascienza, l’iconografia degli anni d’oro

Con la mostra “Fantascienza.1950-1970 L’iconografia degli anni d’oro”, prodotta da Artix, prende il via a Roma un progetto che trasforma i mercati rionali storici in una piattaforma culturale non convenzionale stabilendo una sinergia innovativa nel rapporto commercio-cultura-città. Fino al 23 novembre i mercati rionali Unità (via Cola di Rienzo), Vittoria (via Sabotino), Pinciano (via Antonelli) e Savoia (piazza Gimma)- storici in quanto in attività da prima del 1960 - saranno popolati da 280 suggestive ed inaspettate immagini di razzi celesti, astronavi, robot, dischi volanti e marziani provenienti da fumetti, libri, manifesti, rotocalchi, riviste, pubblicità, figurine e quaderni scolastici, e raccontano al grande pubblico - con immagini diverse in ciascun mercato - il linguaggio estetico di venti anni di fantascienza vista in Italia. La mostra rientra in un più ampio progetto di valorizzazione dei mercati rionali storici di Roma.   (red)

LA FARNESINA, UN PEZZO D’ITALIA A STOCCOLMA

In occasione del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale presenta un’esposizione che offre, a partire dal Palazzo della Farnesina, un significativo punto di vista sul dibattito artistico e architettonico in Italia negli anni della nascita dell’Unione europea, una stagione fra le più vivaci dell'arte italiana della seconda metà del Novecento, anche a livello internazionale. La mostra “Alle origini dell’Unione europea” fa tappa da oggi al 6 novembre all’Istituto di Cultura Italiano di Stoccolma, aprendo un tour che la poterà poi, fino a gennaio, all’ambasciata d’Italia a Berlino e alla Galleria Nazionale Macedone “Chifte Hamam” di Skopje. Focus della mostra è l’opera degli artisti e degli architetti coinvolti, fra gli anni cinquanta e sessanta, nel completamento dell'edificio: dai lavori di adattamento del progetto originario allo studio degli interni a cura di Enrico Del Debbio, dagli interventi artistici nei saloni del piano nobile all’acquisizione di opere tramite concorso pubblico. Progetti, bozzetti e materiali d'archivio concorrono così a spiegare i passaggi cruciali della storia del palazzo, consentendo di rileggere l'intera vicenda alla luce del tema, tipico del modernismo architettonico, della progettazione integrale e della sintesi delle arti. La sezione architettonica è documentata da studi e disegni progettuali provenienti dall’archivio Enrico Del Debbio (MAXXI, Roma). La sezione artistica include una selezione delle opere degli anni cinquanta e sessanta di proprietà del Ministero (di artisti quali Carla Accardi, Piero Dorazio, Antonio Sanfilippo) e una scelta di opere in comodato presso la Collezione Farnesina, la raccolta d’arte contemporanea del dicastero (di artisti quali Afro Basaldella, Gianni Bertini e Corrado Cagli). Completano il percorso espositivo i bozzetti degli interventi di decorazione e alcune opere coeve provenienti dagli archivi degli artisti impegnati nel cantiere della Farnesina, tra i quali Pietro Cascella, Luigi Montanarini e Gastone Novelli.  (red)

BERENGO GARDIN ED ERWITT: AMICIZIA AI SALI D’ARGENTO

“Gianni Berengo Gardin - Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali di argento”, presso l’AuditoriumExpo dell’Auditorium Parco della Musica di Roma fino al 2 novembre e dal 18 novembre all’1 febbraio per la prima volta mette a confronto due grandi interpreti della fotografia, due maestri della camera oscura. Nella loro lunga carriera, l’oggi 84enne Berengo Gardin e l’oggi 86enne Erwitt ancora oggi percorrono il mondo guardandolo attraverso il visore di una macchina fotografica, strumento e pretesto di vita, per poi scegliere, sui provini a contatto, le foto migliori di cui la stampa finale, quella definitiva, avrà i segni, le luci e le ombre dei sali d’argento e della realtà. Molte celebri, altre poco note, altre ancora appena realizzate e mai mostrate finora, in questa mostra le immagini di Gianni Berengo Gardin e quelle di Elliott Erwitt dialogano una con l’altra, in un percorso incrociato di stili, recuperando il senso di uno sguardo, quello partecipe e intenso dei fotogiornalisti, e di un legame forte, come appunto l’amicizia. Un’amicizia fatta di camera oscura, di acidi di sviluppo e di sali d’argento. Centoventi fotografie ripercorrono la carriera dei due fotografi, dai primi anni Cinquanta fino agli ultimi reportage realizzati in questi recenti mesi sulle grandi navi a Venezia per Berengo Gardin e uno reportage sulla Scozia per Elliott Erwitt. Ma in mostra ci saranno anche i provini delle più importanti immagini dei grandi fotografi e una ricostruzione del loro studio: il luogo magico dove tutto avviene o meglio, tutto si rivela. La mostra è presentata nell’ambito di Auditorium Fotografia, un progetto della Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia.  (red)

A BERLINO I “VEICOLI” DI GIANNI PIACENTINO

La galleria VeneKlasen/Werner di Berlino presenta, fino all’8 novembre, una mostra di Gianni Piacentino, 69enne artista torinese, tra i protagonisti – appena ventenne - del movimento dell’Arte Povera e autore di una versione molto autonoma e tutta italiana del minimalismo americano.  A cura di Andrea Bellini, la mostra segue la grande retrospettiva presentata nell’estate 2013 dal Centre d’Art Contemporain di Ginevra e abbraccia un arco di opere che va dal 1965 al 2000, dalle prime sculture “minimaliste” ad alcuni straordinari “veicoli” degli anni Settanta e Ottanta, comprese diverse opere più recenti. Personalità complessa e difficilmente inquadrabile in un singolo gruppo, nel 1968 - all’età di 23 anni – l’artista torinese decide di abbandonare il gruppo dell’Arte Povera per dedicarsi  alla realizzazione di tutta una vasta gamma di curiosi veicoli a due e tre ruote. Sono mezzi di trasporto ideali, senza alcuna funzione, caratterizzati da forme aereodinamiche e da colori e decorazioni raffinate. Gli stessi metalli impiegati hanno una valenza pittorica e decorativa: basti guardare al modo nel quale sono associati in piccoli dettagli l’oro, l’argento, il rame, il cromo e il nichel. I veicoli, nelle loro variazioni formali fanno riferimento a un’estetica che spazia dalle prime auto da competizione del secolo scorso a quelle più moderne, dalle fusoliere dei primi aeroplani ai monopattini, dai serbatoi delle moto degli anni Venti e Trenta fino a quelli più recenti. Nella forma e nella struttura tendono a mantenere il carattere minimal delle sculture realizzate nei quattro anni precedenti. Come le prime sculture minimali anche i veicoli tendono a porsi come traiettorie di colore nello spazio, arricchendosi tuttavia di curve, linee ed elementi ornamentali che ricordano direttamente l’elegante apparato decorativo Liberty e Art Deco. Questa cosmogonia meccanica a partire dagli anni Settanta comincia a portare un marchio di fabbrica: compare sui suoi veicoli la ripetizione ossessiva ed onnipresente della sigla GP, le iniziali del suo nome. (red)

LA GALLERIA LA TARTARUGA E I SUOI ARTISTI

Nel decennale della scomparsa di Plinio De Martiis, la Galleria Marchetti di Roma rende omaggio - con opere della propria collezione - a un grande personaggio del mondo dell’arte, fondatore nel 1954 a Roma della mitica galleria La Tartaruga, scomparso nel 2004: il suo talento, sia come fotografo che come gallerista, ideatore e organizzatore di eventi culturali, e la sua attività, ricchissima di straordinarie iniziative e di lungimiranza culturale, non sono stati ancora sufficientemente valorizzati. Nel 2007 la Regione Abruzzo (di cui era originario) aveva voluto omaggiarlo con una grande mostra, a Pescara, dove erano presenti i maggiori artisti internazionali che aveva lanciato, in Italia e in Europa, da Rauschenberg a Twombly, da Appel a Wols, e una selezione di splendide foto da lui scattate agli artisti e ai personaggi del mondo della cultura che frequentavano la galleria La Tartaruga, da Duchamp a Ungaretti, a Leo Castelli. Nella mostra “Artisti italiani della Tartaruga”, in programma alla Galleria Marchetti fino al 22 novembre verranno esposti lavori (alcuni del tutto inediti) di 31 fra i maggiori artisti italiani che lavorarono con De Martiis ed esposero presso la Tartaruga tra gli anni ’50 e gli anni ’70, tra cui Franco Angeli, Ugo Attardi, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio, Tano Festa, Lucio Fontana, Mino Maccari, Mario Mafai, Achille Perilli, Fausto Pirandello, Antonietta Raphael, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Giulio Turcato ed Emilio Vedova. (red)

 

 “DOORWAY TO IDENTITY”, A ROMA DOPPIA PERSONALE  BRANDON BOYD-SEVEN MOODS

La Galleria “Rossmut” di Roma (via dei Vascellari 33, Trastevere) ospiterà “Doorway to identity”: doppia personale di Brandon Boyd, frontman della celebre band americana "Incubus", e Seven Moods, ovvero Marco Pisanelli, batterista dei “Tiromancino”.  La mostra a cura di Loretta Di Tuccio verrà inaugurata con un vernissage giovedì 30 ottobre alle 19 e sarà visitabile fino al 24 dicembre.  Nata nel giugno 2012, la galleria ospita l’arte contemporanea declinata nelle sue diverse forme d'espressione: “Rossmut è uno spazio ibrido in cui è fondamentale l'idea di contaminazione e comunicazione tra le varie forme d'arte, dalla pittura alla performance, dalla fotografia alla video arte, coinvolgendo il design e la moda” spiegano Gilda Lavia e Loretta Di Tuccio titolari dello spazio. “Doorway to identity” rispecchia un gioco tra due identità di artisti/musicisti che si confrontano a loro volta con quelle dei soggetti che animano le opere: Brandon Boyd e Seven Moods, in maniera totalmente simmetrica, dividono la loro vita tra arte e musica, con una produzione artistica che, nonostante le specificità individuali, vede le rispettive opere comunicare tra loro. Le opere presenti in mostra saranno tutti lavori inediti per entrambi gli artisti; sono opere connotate in maniera decisa dai rispettivi linguaggi che li rappresentano. (PO / red)

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