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FEMMINICIDI, 2013 NERO:
1 VITTIMA OGNI 2 GIORNI

FEMMINICIDI, 2013 NERO: <BR> 1 VITTIMA OGNI 2 GIORNI

Con ben 179 donne uccise, una ogni due giorni, il 2013 si aggiudica il triste primato di anno nero del femminicidio. Lo rivela l'Eures, istituto di ricerche economiche e sociali, nel secondo rapporto sul femminicidio in Italia, che elenca le statistiche degli omicidi volontari in cui le vittime sono donne. Rispetto al 2012, quando le vittime di sesso femminile furono 157, c'è stato un aumento del 14%. L'anno passato ha presentato anche la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% delle vittime totali (179 sui 502): nel '90, le donne uccise erano appena l'11,1% delle vittime totali. Aumentano gli omicidi di donne maturati in ambito familiare, +16,2%, passando da 105 a 122, così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, in totale 81 donne, hanno trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner; la maggior parte per mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al 6,6%). Cambia la distribuzione geografica: il Sud diventa l'area a più alto rischio con 75 vittime ed una crescita del 27,1% sull'anno precedente. Considerevole decremento, invece, nelle regioni del Nord (-21% e 60 vittime).

 


MALE IL CENTRO ITALIA -
Raddoppiate le vittime al Centro Italia, dalle 22 nel 2012 a 44. Dal punto di vista regionale, i casi crescono nel Lazio (da 9 a 20), in Toscana (da 6 a 13), in Umbria (da 3 a 6) e nelle Marche (da 4 a 5). Proprio il Lazio, insieme alla Campania, presenta nel 2013 il più alto numero di femminicidi tra le regioni italiane (20): seguono Lombardia (19), Puglia (15), Toscana (13), Calabria e Sicilia (entrambe con 10 vittime). La graduatoria provinciale vede ai primi posti Roma (con 11 femminicidi nel 2013), Torino (9 vittime) e Bari (8), seguite, con 6 vittime, da Latina, Milano, Palermo e Perugia. Si è avuto, inoltre, un forte aumento dei matricidi, per ragioni spesso legate alla crisi: sono infatti 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell'intero periodo 2000-2013 (215 matricidi). Ad uccidere sono nel 91,7% dei casi i figli maschi e nell'8,3% le figlie femmine. Accanto ai cambiamenti nella distribuzione territoriale, il 2013 registra anche la crescita dell’età media delle vittime di femminicidio, passata dai 50 anni del 2012 ai 53,4 dell’anno scorso. Il rapporto Eures conferma che sono le pensionate le vittime prevalenti (35,5%); al secondo posto le casalinghe e le disoccupate (15,1%); quindi le impiegate, le lavoratrici dipendenti, le domestiche, le colf e le badanti (9,9%). (Asc – 19 nov)

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