Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

Bianconi e l’“Atipografia”
dell’arte

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

BIANCONI E L'"ATIPOGRAFIA" DELL'ARTE

Apre le porte al pubblico ad Arzignano, nel Vicentino, Atipografia, nuovo polo culturale dedicato all’arte contemporanea fondato da Andrea Bianconi e Elena Dal Molin, un artista di fama internazionale e una curatrice con all’attivo numerose mostre e collaborazioni con importanti istituzioni in Italia e all’estero. 1.000 metri quadri di spazio in una vecchia tipografia di fine Ottocento, nella piazza di Arzignano, cittadina ancora sconosciuta al mondo dell’arte contemporanea, con la volontà di fondare, in questo piccolo paese della provincia di Vicenza, un polo per la fruizione e la scoperta dell’arte contemporanea in dialogo continuo con realtà internazionali. L’inaugurazione dello spazio vede l’apertura di Tunnel City, la mostra personale di Andrea Bianconi, artista che nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Mosca e i cui lavori sono anche al MoMA di New York. L’artista interviene sulle pareti dello spazio realizzando disegni a pennarello che dialogano con l’ambiente e gli oggetti circostanti. Il percorso include poi un video che proietta le migliaia di disegni tratti dal libro Romance edito da Cura (2012), la cui riedizione è stata recentemente acquisita dal MoMa di New York. Nato ad Arzignano nel 1974, Bianconi vive e lavora tra Arzignano e New York. Nel 2010 ha realizzato una performance pubblica a Shanghai e l’anno successivo è stato invitato a presentarla in Piazza San Marco a Venezia. Nel 2011 ha realizzato un’opera per i 150 anni dell’Unità d’Italia all’ambasciata italiana di Washington. Nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Mosca con una performance pubblica tra Piazza Rossa e il Cremlino. E’ attualmente in corso una sua personale al Museo d’Arte Moderna di Gent in Belgio. (red)

 

FOTO-DENUNCIA CONTRO LEGGE ANTI-GAY UGANDA

Uno sfondo nero, la silhouette irriconoscibile dei pochissimi attivisti Lgbt ugandesi (lesbiche, gay, bisessuali e transgender): questo è  “Let them show their faces”, il progetto realizzato dal giovane fotografo Aldo Soligno che, attraverso 11 scatti, racconta in modo suggestivo, eloquente e inequivocabile quello che un gay non può fare in Uganda: essere, semplicemente, quello che è. La mostra, proposta a Modena dalla galleria PhBroking, è in programma fino al 31 dicembre e ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International e del Comune di Modena. Alcuni di questi scatti si sono aggiudicati il prestigioso Pride Photo Award, assegnato poche settimane fa. “Da quando il 24 febbraio 2014 è passata la legge anti gay qui in Uganda tutto è cambiato - dice S., 30 anni di Kampala - La mia vita ha avuto un tracollo. Ora vivo nel costante terrore che qualcuno possa bussare alla mia porta e arrestarmi, o peggio farmi sparire nel nulla”. Ad agosto la legge, approvata dal Parlamento e firmata dal presidente Yoweri Museveni, è stata dichiarata non valida a causa di un vizio di forma. Questo, però, non sta impedendo al governo ugandese di avere in calendario una nuova votazione per promulgarla definitivamente. La legge prevede pene fino all’ergastolo per chi si macchia del “reato di omosessualità” e fino a 7 anni per chi viene accusato di favoreggiamento. Il reato di favoreggiamento, poi, può essere contestato anche agli avvocati o testimoni dell’imputato, e rende estremamente difficile la difesa di chi viene accusato. Ora, inoltre, non è più necessario cogliere l’accusato “in fragranza di reato”, ma basta il sospetto di omosessualità. (red)

GIACOMETTI INCONTRA L’ARTE ANTICA

“Tutta l'arte del passato, di tutte le epoche, di tutte le civiltà, apparve davanti a me. Tutto era simultaneo, come se lo spazio avesse preso il posto del tempo”. Da questa intensa confessione nasce l'idea di restituire ai capolavori di Alberto Giacometti (1901-1966) la loro dimensione d'eternità, avvicinando alle sue sculture sottili e longilinee, scavate nella materia come reperti archeologici, una selezione preziosa di reperti usciti da alcuni tra i più importanti musei italiani d'arte antica:  dall'iconografia egizia alle Kore di bronzo, dagli Aruspici etruschi dai corpi “a lama”, ai bronzetti nuragici , dalle Figure Igala della Nigeria alle Insegne Oko. La mostra che si tiene fino al 25 gennaio al Museo d'Arte della Provincia di Nuoro (Man), racconta quindi il grande fascino che la statuaria d'epoca arcaica (egizia, etrusca, nuragica, africana) esercitò agli occhi del maestro.  I prestiti delle opere di Giacometti, concessi da importanti collezioni svizzere oltre che dalla Kuntshaus di Zurigo e dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, sono accostati per la prima volta alle opere arcaiche del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, del Museo Civico Archeologico di Bologna, del Museo Civico di Palazzo Farnese a Piacenza e del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.  I lavori di Giacometti e quelli dei suoi antenati - dall'arte egizia a quella sumera, dai manufatti dell'età del bronzo all'arte greca fino alla scultura africana – animano un percorso avvincente, sviluppato per temi e iconografie, basato su un gioco di rimandi, di sguardi incrociati fra capolavori, sottratti alla dimensione del tempo e ricollocati nello spazio della contemporaneità. (red)

I CAPOLAVORI DI GIOVANNI BOLDINI

Alla GAmManzoni. Centro Studi per l’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, sono in mostra, fino al 18 gennaio, 40 opere di Giovanni Boldini, alcune delle quali mai esposte in pubblico, provenienti da prestigiose collezioni private che ripercorrono tra le tappe fondamentali della carriera di quello che è considerato uno dei maggiori esponenti della pittura che seppe interpretare i sogni di un mondo in bilico fra Otto e Novecento. L’esposizione, che privilegia il periodo della sua piena maturità creativa e stilistica, vissuta a Parigi tra il 1871 e il 1920 circa, presenta opere di grande importanza, come il nucleo di quadri eseguiti per il mercante Adolphe Goupil. In esposizione capolavori come La lettera (1873), Giovane seduta al pianoforte (1873), Berthe esce per la passeggiata (1874), L’attesa (1878), La visita (1874) e gli acquarelli Al parco (1872) e Interno con figura elegante (1875), tutti eseguiti tra il 1872 e il 1878. A posare qui è Berthe, la graziosa modella e amante di Boldini per quasi un decennio, la cui fisionomia aggraziata torna con frequenza nei quadri del periodo. Di altrettanto interesse sono le “impressioni” paesistiche della campagna francese e le affascinanti vedute della Ville lumière, come l’Omnibus in Place Pigalle (1882) dove la vita pulsante della città in continuo fermento abbaglia lo sguardo del pubblico. (red)

 

A ROMA LA RACCOLTA D’ARTE DI BENETTON

Il Museo Carlo Bilotti (Aranciera di Villa Borghese) di Roma accoglie, fino all’11 gennaio, “Imago Mundi”, la speciale raccolta d’arte grazie alla quale Luciano Benetton ha recentemente attirato le attenzioni internazionali guadagnando anche una menzione speciale nella della top list dei collezionisti più innovativi del mondo pubblicata da Artnet. La mostra  rientra nell’ambito dell’iniziativa Italia-Africa promossa dal ministero degli Esteri italiano, nella tappa capitolina di un progetto itinerante teso a coinvolgere 100 paesi del mondo entro il 2015. Mettendo insieme 13 collezioni di arte contemporanea di 16 paesi dell’Africa, il percorso cuce il tessuto di un racconto visivo affidato esclusivamente allo sguardo di artisti africani affermati ed emergenti con l’obiettivo di offrire un contributo inedito alla riflessione relativa all’estetica del Continente attraverso il superamento degli stereotipi e la rappresentazione delle diversità etniche, sociali, geografiche e culturali che lo caratterizzano. Oltre all’appartenenza geografica, ad accomunare i lavori (provenienti da Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Kenya, Marocco, Mauritania, Mozambico, Senegal, Somalia, Sudafrica, Sudan, Tanzania, Tunisia, Zanzibar, Zimbabwe) che sono esposti sotto il titolo “L’Arte dell’Umanità”, è il piccolo e agile formato 10x12 centimetri delle oltre 2000 opere in mostra. Un taglio che, di proposito ne consente la facile circolazione. (red)

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