Agenzia Giornalistica
direttore Paolo Pagliaro

QUANDO SGARBI
FA IL SUO MESTIERE

QUANDO SGARBI <br> FA IL SUO MESTIERE

di Paolo Pagliaro

Per spiegare ai suoi lettori quanto la cultura moderna debba al Rinascimento, Vittorio Sgarbi accosta in due pagine a fronte un dipinto di Piero della Francesca e una composizione di Mondrian. E sempre con il gioco degli accostamenti, mostra come partendo da certe sculture devozionali dette Vesperbild, Michelangelo sa raggiungere la perfezione irripetibile e inimitabile della Pietà. Si potrebbero fare molti altri esempi della passione anche divulgativa che accompagna Vittorio Sgarbi durante il lungo viaggio negli “Anni delle meraviglie”, titolo del secondo volume della trilogia che per Bompiani lo storico dedica al patrimonio artistico del nostro Paese. Questa volta l’indagine riguarda opere e autori del Rinascimento, probabilmente - scrive Sgarbi - il momento più alto e fervido di invenzioni nella storia umana e nella sua espressione attraverso l’arte. I protagonisti sono autori noti come Antonello da Messina, Giorgione, Tiziano, Botticelli, Leonardo, Mantegna, Raffaello, ma anche artisti meno noti e in qualche caso anonimi. I luoghi sono Firenze, Venezia, Ferrara, Urbino, Padova, Roma ma anche certi borghi sperduti d’Abruzzo dove è proprio l’autore a ritrovare tesori nascosti e risparmiati dai terremoti.
Furio Colombo nella prefazione scrive che Sgarbi ci fa assistere a un corteo lungo un secolo. Un corteo dove la gente parla piange, grida, attende, gioca, ride, combatte, ammira. Un corteo con donne bellissime e bambini, scortato da cani e cavalli, e difeso dagli angeli. Tutto questo accade sulla parete, sulla tela, sul legno, nel ferro, nel bronzo, nel marmo, in un misterioso comporsi di forme e colori detto bellezza.
Com’è bravo Sgarbi, quando fa il suo mestiere. (Red – 25 nov)

(© 9Colonne - citare la fonte)