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direttore Paolo Pagliaro

A Roma Street Art dai tram al Macro

Mostre
Le grandi mostre in programma in Italia e quelle che hanno l'Italia, attraverso i suoi grandi artisti, come protagonista nel mondo. Lo "Speciale mostre" è un viaggio tra capolavori, opere d'avanguardia e sperimentali, pittura e scultura, memoria e identità, storia e filosofia, un tributo all'arte e ai suoi protagonisti e un modo per scoprire quanto di buono fanno le istituzioni nazionali e locali per il nostro patrimonio culturale e di creatività.

A Roma Street Art dai tram al Macro

A ROMA STREET ART DAI TRAM AL MACRO

Gli studenti della quarta edizione del Luiss Master of Art, corso di alta formazione post laurea organizzato all’interno del Luiss Creative Business Center, sotto la guida di Achille Bonito Oliva (responsabile scientifico del Master), debuttano in qualità di “curatore collettivo” con “Tracks linguaggi d’arte urbana” che, fino al 10 gennaio, al museo Macro di Roma, propone una riflessione sulla Street Art come fenomeno estetico e sociale. La mostra è la presentazione del progetto, realizzato con Atac, che ha visto la realizzazione di una serie di interventi artistici sulle vetture e sulle pensiline della linea tranviaria n. 19. Le opere degli artisti Collettivo Sbagliato, Diamond, Millo, NemO’S, Solo e V3rbo, all’esterno dei vagoni, si muovono su un tragitto che attraversa centro e periferia, per coinvolgere e comunicare con la città e con chi la abita. Dal capolinea di piazza Risorgimento a quartieri come San Lorenzo, Pigneto, Centocelle, il tram intercetta i punti nevralgici del patrimonio storico-artistico della città e nuove realtà associative e culturali. Cinque pensiline della linea 19 accolgono i lavori del laboratorio artistico Studio Sotterraneo composto da sette giovani artisti per una fruizione totale dell’arte in strada. Il percorso raggiunge il museo Macro di via Nizza, sede dell’esposizione, che intende fotografare lo stato attuale della creatività urbana romana. (red)

 

A FAVARA NASCE UNA “CITTA’ EMOZIONALE”

Un nuovo modello di città del domani: è la “Città emozionale”, un organismo urbano immersivo - artificiale e naturale - perfetta sintesi fra architettura, natura, didattica, musica e tecnologie social nel quale il cittadino può sentirsi integrato e ibridato da essa. Il progetto di OFL Architecture viene presentato fino al 20 gennaio nel nuovo spazio IF by Livreri ospitato dal Farm Cultural Park di Favara, il “parco turistico culturale” che mira a rendere il paese agrigentino la seconda attrazione turistica della provincia dopo la Valle dei Templi. Dalla volontà di tracciarne una prima geografia di questa “Città emozionale”, nascono due pluripremiate architetture - Sainthorto e Wunderbugs - che reinterpretano in chiave contemporanea un orto urbano e un piccolo auditorium, quest'ultimo un vero e proprio insectorium (crasi fra le parole insetto e auditorium). Ma la città emozionale è soprattutto un contenitore di immagini e memorie che si traduce in nuovi spazi non necessariamente fisici - sempre più piccoli e personali - alla ricerca di una semplicità perduta, in un vero e proprio processo di hackering emozionale. Da qui la scelta di far dialogare le due installazioni con “Che Bello”, lovemark ideato da Francesco Lipari, capace con la sua storia di modellare immediatamente attorno all'uditore uno spazio che da fisico diventa metafisico, in pieno contatto con la protagonista del logo. (red)

 

PICASSO E LA MODERNITA’ SPAGNOLA

Palazzo Strozzi a Firenze riporta l’attenzione sull’arte moderna con un nuovo importante evento dedicato a Pablo Picasso. La mostra “Picasso e la modernità spagnola”, fino al 25 gennaio, presenta un’ampia selezione di opere del grande maestro che permette di riflettere sulla sua influenza e sul confronto con importanti artisti spagnoli come Joan Miró, Salvador Dalí, Juan Gris, Maria Blanchard, Julio González. La mostra accoglie circa 90 opere della produzione di Picasso e di altri artisti tra dipinti, sculture, disegni, incisioni e una ripresa cinematografica, grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid. Tra le opere esposte sono presenti celebri capolavori come il Ritratto di Dora Maar, la Testa di cavallo e Il pittore e la modella di Picasso, Siurana, il sentiero di Miró e inoltre i disegni, le incisioni e i dipinti preparatori di Picasso per il grande capolavoro Guernica, mai esposti in numero così elevato fuori dalla Spagna. (red)

 

LA “FRUTTA D’ARTE” DI GIUSEPPE CARTA

L’opera di Giuseppe Carta è al centro del progetto espositivo “La Luce e il suono”, fino all’11 gennaio alla Fondazione Stelline di Milano. L’esposizione ripercorre le tappe della carriera dell’artista sardo del quale si ricorda la collaborazione per l’Andrea Bocelli Humanitarian Award tenutosi a settembre il cui oggetto simbolo, premio a personalità quali George Clooney, David Foster, Sophia Loren, Reba McEntire, Lionel Richie, è stata la sua opera Germinazione, una scultura in bronzo policromo raffigurante una melagrana, realizzata anche come scenografia per il grande concerto del Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli nel 2012. Protagonisti delle sue opere sono una serie di elementi di uso comune dal sapore antico, quali svariati tipi di bicchieri e calici, oppure cesti, mele, agrumi, grandi zucche o ancora libri, antiche tovaglie poggiate su vecchi cassettoni, oggetti che egli indaga attraverso l’utilizzo sapiente della luce e del suono. All’esterno, nella cornice del giardino della Fondazione, sono posizionate le sculture che l’artista ha realizzato per il Padiglione della Repubblica di Costa Rica alla Biennale di Venezia del 2009. E come omaggio e anticipazione degli argomenti che verranno trattati durante l’Expo di Milano, nell’installazione esterna i soggetti, quali grappoli d’uva, melograni, ciliegie, mele, pere, rimandano al tema del cibo, tema molto caro nell’opera di Carta. (red)

 

HENRI CARTIER-BRESSON, L’OCCHIO DEL ‘900

Il genio per la composizione, la straordinaria intuizione visiva, la capacità di cogliere al volo i momenti più fugaci come i più insignificanti, fanno di Henri Cartier-Bresson (1908 – 2004) uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo. Alla sua opera è dedicata a Roma fino al 25 gennaio, una mostra retrospettiva, presso il Museo dell’Ara Pacis, realizzata dal Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, e promossa da Roma Capitale, che viene presentata a dieci anni esatti dalla morte del grande fotografo. La mostra propone una nuova lettura dell'immenso corpus d’immagini di Cartier-Bresson, coprendo l’intera vita professionale del fotografo. Saranno esposti oltre 500 opere tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro: 350 stampe vintage d’epoca, 100 documenti tra cui quotidiani, ritagli di giornali, riviste, libri manoscritti, film,  dipinti e  disegni. L’itinerario espositivo offre una doppia visione: rintraccia la storia dei lavori di Cartier-Bresson, per mostrare l’evoluzione del suo cammino artistico in tutta la sua complessità e varietà, e, al tempo stesso, raccoglie e ”rappresenta” la storia del Ventesimo secolo attraverso il suo sguardo di fotografo.  Dal Surrealismo alla Guerra Fredda, dalla Guerra Civile Spagnola alla seconda Guerra Mondiale e alla decolonizzazione, Cartier-Bresson è stato uno dei grandi testimoni della nostra storia; “l’occhio del secolo”, come giustamente è stato definito. (red)

 

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