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CORRUZIONE: ITALIA
ARRANCA, TOP DANIMARCA

CORRUZIONE: ITALIA <BR> ARRANCA, TOP DANIMARCA

L’Indice di Percezione della Corruzione 2019 (CPI) pubblicato oggi da Transparency International vede l’Italia al 51mo posto nel mondo con un punteggio di 53 punti su 100, migliore solo di un punto rispetto all’anno precedente. L’Italia, quindi, pur segnando un lieve miglioramento rallenta la sua scalata nella classifica globale. “Siamo lieti di vedere un ulteriore miglioramento ma sinceramente speravamo in qualcosa di più. Il rallentamento è dovuto a diversi problemi che il nostro Paese si trascina da sempre senza riuscire a risolverli” commenta Virginio Carnevali, residente di Transparency International Italia, che l’11 febbraio.a Roma, dalle 16, presso l’Anac, commenterà i dati insieme al presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Francesco Merloni. In particolare, come dimostrano i recenti fatti di cronaca, da Foggia alle Madonie, da Reggio Calabria a Reggio Emilia, la criminalità organizzata ancora spadroneggia nel nostro Paese, preferendo spesso l’arma della corruzione che oggi ha assunto forme nuove, sempre più difficili da identificare e contrastare efficacemente. Altra questione rilevante è la regolamentazione del lobbying e dei conflitti di interesse. “Da anni sentiamo parlare di leggi che dovrebbero finalmente porre un freno e delle regole a due questioni fondamentali nella lotta alla corruzione, ma ancora il Parlamento tace – si legge in una nota -. Solo tante promesse e audizioni che ancora non si sono trasformate in atti concreti. Non è certo un buon esempio di trasparenza la recente abolizione degli obblighi di comunicazione dei redditi e dei patrimoni dei dirigenti pubblici attuata dall’ultima legge finanziaria. Si menziona anche il tema degli appalti pubblici, oggetto di attenzione di funzionari e imprenditori corrotti: un codice più efficace e un maggior coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio non potrebbero che giovare alle finanze pubbliche”. Dominano la classifica Danimarca e Nuova Zelanda come già l’anno scorso. Stesso discorso per il fondo del ranking, dove troviamo ancora Somalia e Sud Sudan. In Europa oltre alla Danimarca fanno bella figura anche Finlandia e Svezia, mentre Bulgaria, Romania e Ungheria occupano le ultime tre posizioni della classifica continentale. A livello globale spiccano la caduta di Canada (-4 punti), Francia e Regno Unito (-3) mentre colpiscono in positivo la Spagna (+4) e la Grecia (+3). Tra i Paesi del G20 rimangono stabili Germania e Russia (rispettivamente con un voto di 80 e di 28 come nel 2018) mentre perdono due punti gli USA (69 contro i 71 precedenti). (23 gen – red)

 

 

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