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direttore Paolo Pagliaro

Così il Pd è giunto
all’ultima tappa

di Michele Mezza

Il segretario del partito erede di 100 anni di culto dell’organizzazione si dimette con un post su facebook. Chi scrive, insieme a migliaia di altri followers lo ha saputo prima dei ministri Pd al governo. La migliore dimostrazione di come il partito sia non più liquido ma allo stato gassoso. Un gruppo di parlamentari, eletti in una stagione ormai lontana e superata, con un gruppo dirigente del tutto occasionale. Sotto il vestito niente. Non una base sociale radicata e visibile, non una comunità di quadri periferici attivi e protagonisti, non una rappresentanza di interessi che possa dare voce alla dialettica sociale.
Il Pd giunge alla sua ultima tappa nel percorso di scioglimento. Il segretario meno peggio, come era stato definito Zingaretti, rimasto nel limbo del doppio incarico - presidente della regione Lazio e leader del Pd - getta la spugna in mancanza ormai di interlocutori e sostegni, sia interni, con i renziani all’attacco e i suoi alleati tutti sparpagliati lungo il crinale di una avventurosa resistenza nel governo, che esterni, dopo il passaggio di Conte alla testa di un movimento dei 5S anch’esso agonizzante. Come raccontare ad un osservatore straniero che solo due mesi fa Zingaretti era il socio di maggioranza di un governo che stava guidando l’emergenza sanitaria, con alti e bassi, ma senza incidenti?
Soprattutto come spiegare che un acrobatico capo di una pattuglia politica a cui tutti i sondaggi non attribuiscono il 3 % dei consensi, come Matteo Renzi, ha potuto sgangherare le fila del PD , disarcionare il governo e consegnare la bacchetta magica del futuro politico del paese al centro destra senza colpo ferire? E in più ora sarà arbitro della ricomposizione dei cocci dello stesso PD a cui i suoi ex sodali, rimasti nel partito gia attendono ?
La politica non è in crisi, ma è sempre più fedele e meccanica rappresentante delle reali dinamiche sociali del paese. Attorno ai 200 miliardi del Recovery fund non ci sono conflitti o antagonismi ma solo ammiccamenti e richieste. Serve un elemosiniere non uno stratega. Ed è Arrivato. In divisa. Attorno a lui i capi del vecchio centro destra che aspettano che si compia il primo giro di distribuzione dei fondi europei e poi Draghi salga al Quirinale, lasciando campo libero a Salvini e Meloni, con Berlusconi che farà da garante, retribuito. A sinistra dopo tre anni, arriva la cambiale della sconfitta del 4 marzo del 2018. E questa volta non ammette esami di riparazione. Tutti a casa. (4 mar 2021)


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