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Pnrr, Di Stefano: Investiremo fondi per internazionalizzazione Pmi

“Il I quadrimestre 2021 ha fatto segnare un +19,8% tendenziale delle esportazioni ma, soprattutto, un +4,2% sullo stesso periodo 2019, dunque prima dell’emergenza pandemica. L’obiettivo è continuare nel percorso tracciato”. Manlio Di Stefano, sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, durante il colloquio esclusivo realizzato con il presidente dell’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia, il professor Luigi Balestra sottolinea come primo elemento significativo il trend positivo impresso alle esportazioni in questo inizio 2021. La sfida più grande è quella di gestire al meglio i fondi che arrivano dal PNRR: “Ci apprestiamo a gestire le risorse del PNRR destinate all’internazionalizzazione delle nostre imprese e, in particolare, delle MPMI. – ha dichiarato Di Stefano - Per non disperdere le risorse tra mille rivoli e massimizzare l’efficacia del loro impiego, la Farnesina ha presentato un solo progetto nell’ambito del PNRR italiano, destinato al “Rifinanziamento e ridefinizione del Fondo SIMEST 394/81”, proposta approvata dalla Commissione Europea e dal Consiglio ECOFIN. Disporremo presto, dunque, di risorse pari a 1,2 miliardi di euro – 800 milioni per prestiti agevolati e 400 milioni per contribuzioni a fondo perduto – che, probabilmente già a partire dalla fine del prossimo mese di ottobre, impiegheremo per l’internazionalizzazione di almeno 4.000 PMI nel quadro degli obiettivi di sostenibilità e digitalizzazione del piano Next Generation EU”. I dati dimostrano anche che alcune imprese non riescono a darsi quella dimensione internazionale ormai necessaria, e da questa considerazione nascono le priorità di intervento che si è data la Farnesina, che ha fatto “la scelta di varare una serie di misure ad hoc per sostenere i processi di internazionalizzazione e favorire la crescita del capitale umano e della preparazione digitale delle nostre imprese. Richiamo il progetto pilota “Smart Export – L‘accademia digitale per l’internazionalizzazione”, sei percorsi di alta formazione accademica on-line e completamente gratuiti su export e digitale destinati a MPMI e professionisti. Uno dei percorsi formativi, in particolare, è dedicato proprio alle pratiche e tecniche di esportazione, tra gli aspetti più ostici segnalati dalle imprese. I percorsi sono arricchiti da momenti live con i docenti ed i testimonial aziendali e per partecipare basta iscriversi alla piattaforma www.smartexportacademy.it".

E le azioni a favore dell’export si moltiplicheranno nel prossimo futuro: “Questi interventi rappresentano solo alcune delle azioni condotte dalla Farnesina a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese e si affiancano all’attività diplomatica-consolare tradizionalmente svolta nelle sedi istituzionali per rimuovere quegli ostacoli amministrativi e burocratici che pregiudicano il commercio mondiale, come segnalati dalle stesse aziende”, prosegue Di Stefano. Parlando di mercati di esportazione, la conversazione ha interessato la Cina: “Indubbiamente, la Cina è un mercato target per le nostre imprese, che costituisce il nostro 9° mercato di sbocco a livello globale, dato quest’ultimo che esprime l’evidente apprezzamento di cui il Made in Italy gode localmente, da sempre percepito come sinonimo di eleganza, ricercatezza, status quo. Si tratta, però, di un mercato complesso, che impone alle nostre imprese una preparazione specifica perché i modelli di produzione e consumo vigenti sono molto diversi dai nostri. Tra i tanti aspetti peculiari, credo opportuno, in particolare, evidenziare l’elevata propensione tecnologica e digitale dei consumatori cinesi, che influenza i comportamenti di acquisto e le strategie competitive delle imprese”. Il Made in Italy gode quindi di una posizione privilegiata nelle esportazioni, ma necessita d maggiori tutele “Una produttiva promozione del Made in Italy non può che poggiarsi su un sistema di tutela chiaro e condiviso, che dia certezza delle conseguenze che possono derivare dall’uso illegittimo della creatività e dell’originalità di un’impresa e senza il quale verrebbe a mancare una essenziale spinta all’innovazione. Da questo punto di vista, utilizzare in chiave strategica il sistema internazionale che fa da scudo alle imitazioni attraverso l’uso dei diritti di proprietà intellettuale non va visto tanto come un costo, quanto come un investimento”, ha concluso il sottosegretario Di Stefano. (red - 27 lug)

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