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direttore Paolo Pagliaro

VIOLANTE: QUELLE TOGHE
FUORI DALLE REGOLE

“Credo che nella magistratura, di cui ho fatto parte fino al 1981 quando mi sono dimesso perché ero diventato parlamentare, manchi talvolta questa attenzione agli altri, a tutti gli altri. Agli imputati. Agli avvocati. Ai testimoni. Se posso usare una parola semplice e profonda, direi che a volte manca il rispetto”, “a volte si ergono sul piedistallo della loro superiorità, qualche volta perfino su quello dell'arroganza”. Lo afferma l'ex presidente della Camera e magistrato Luciano Violante in una intervista al Giornale. E sostiene che “ci sono stati tre passaggi nella storia recente della magistratura, che mostrano una evoluzione preoccupante: “La difesa dell'indipendenza della magistratura, a partire dagli anni Sessanta. È stata una battaglia sacrosanta, perché il potere politico e quello economico cercavano di condizionare la magistratura. Così le toghe hanno affermato la propria autonomia rispetto agli altri poteri, ma a questo punto non ci si è più fermati”. Poi “l'autogoverno.” Che non è scritto da nessuna parte, tantomeno nella Costituzione, e invece i giudici hanno cominciato a riempire tutte le caselle del Csm e del ministero e a decidere la politica giudiziaria”. Infine “l'autoreferenzialità. Il concepirsi come una parte dello Stato per la quale non valgono le regole che invece la magistratura richiede agli altri. E infatti l'approdo è quello di un corpo separato dello Stato che in qualche modo afferma: ‘Io sono il guardiano della purezza, io sono il guardiano della trasparenza, nessuno può venire in casa mia a contestarmi qualcosa. Penso ad alcune circolari del Csm ‘svuotative’ delle leggi”. Una mutazione del ruolo della magistratura nella società che, secondo Violante, “è avvenuta per gradi, nell'arco di decenni, ed è stata favorita dalle emergenze nazionali: la mafia, il terrorismo, la corruzione. Ventuno magistrati sono stati uccisi nel Dopoguerra, un numero che non ha paragoni in Europa. Progressivamente la politica ha lasciato il campo alla magistratura e la magistratura se lo è preso” e “alcuni sono stati accecati da una sorta di hybris, qualcosa che sta fra l'orgoglio, la superbia, la tracotanza, talvolta l'arroganza. Naturalmente, parliamo di minoranze ma sono minoranze che grazie all'intreccio con la comunicazione, creano una opinione: prima c'era la percezione si trattasse di un mondo di eroi, oggi prevale la diffidenza. E dobbiamo fare di tutto per superare questa immagine negativa perché la magistratura è fondamentale per il buon funzionamento di una democrazia” e la riforma Cartabia “mi pare un buon inizio perché ha un'idea di cosa sia il processo”. (14 set - red)

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