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direttore Paolo Pagliaro

L’industria del carbone
è in ottima salute

L’industria del carbone <br> è in ottima salute

di Paolo Pagliaro

Dicono i leader del mondo (per la verità non tutti) che non c’è più futuro per l’industria delle centrali a carbone. Lo promettono ai loro figli, rappresentati da Greta. Lo ribadiranno al vertice mondiale sul clima, in programma all’inizio di novembre in Scozia.
In attesa che il miracolo si compia, le notizie arrivate questa mattina ci dicono però che l’industria del carbone non è mai stata così in salute. Nel primo semestre dell’anno, in Germania il carbone ha tolto all’eolico il primo posto nella classifica delle fonti energetiche. In Gran Bretagna le centrali si preparano all’inverno aumentando la produzione. Negli Stati Uniti è previsto un + 20% delle emissioni di Co2 legate al carbone, che si sta ritagliando una quota sempre più significativa nella produzione di elettricità anche perché continua a costare meno del gas naturale.
Dopo l’accordo di Parigi sul clima del 2015 è diminuito il numero delle nuove centrali ma è aumentata del 25% la capacità produttiva complessiva. Le multinazionali dei combustibili fossili sono in salute anche perché, tra agevolazioni fiscali e mancato addebito dei costi ambientali, ogni minuto ricevono sussidi pubblici per 11 milioni di dollari. Il calcolo lo hanno fatto non gli ambientalisti ma gli economisti del Fondo monetario internazionale.
Il risultato è che il 49% delle società carbonifere ha sottoposto agli azionisti progetti di espansione, mentre solo il 5% ha in programma una graduale dismissione degli impianti. Fondi di investimento, assicurazioni e banche finanziano naturalmente chi si espande, e pazienza se il conto alla fine lo pagheremo tutti.

(© 9Colonne - citare la fonte)