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direttore Paolo Pagliaro

SPERANZA: CON I VIOLENTI
SERVE IL PUGNO DI FERRO

SPERANZA: CON I VIOLENTI <BR> SERVE IL PUGNO DI FERRO

“Vedere dal vivo la distruzione di quelle stanze, un luogo simbolo di difesa del lavoro come è la sede di un sindacato è veramente un pugno nello stomaco. Dobbiamo essere molto duri con chi ha commesso questi reati, il Presidente Mattarella ha usato parole nette. Abbiamo delle leggi e vanno rispettate, io sono per il pugno di ferro con chi usa violenza, con chi commette atti illegali e con chi si richiama all’estrema destra e al fascismo. Altra cosa è provare ancora a lavorare per conquistare la fiducia di tante persone che non sono paragonabili a quelle che ieri hanno devastato la CGIL ma che hanno ancora paura (dei vaccini), sono incerti. Naturalmente sono una nettissima minoranza della popolazione ma con queste persone dobbiamo tenere un dialogo”. Così il ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera a “Che tempo che fa” su Rai 3, dopo la sua visita nella sede romana del sindacato. “Io sono per un’impostazione che divida il campo: da un lato i violenti con cui bisogna avere un pugno durissimo; dall’altro, parlare con il resto delle persone che hanno ancora dei dubbi e lavorare per convincerle” aggiunge. Sui medici no vax e la riforma sanitaria: “Stiamo parlando di una minoranza assoluta, mentre la stragrande maggioranza dei medici ha dato il buon esempio vaccinandosi. Per medici e infermieri è stata fatta una scelta perentoria. Non sarebbe accettabile che un paziente fragile vada in uno studio o un ospedale e prenda il Covid. Il personale è il cuore della riforma del servizio sanitario nazionale dei prossimi anni. Su questo dobbiamo insistere ed investire, stiamo mettendo una parte significativa delle risorse del PNRR. Veniamo da una stagione nella quale non si era investito abbastanza. C’è stata per 15 anni una norma che diceva che le Regioni e le aziende sanitarie non potevano spendere in personale sanitario più di quello che si era speso nel 2004 meno l’1,4%. Avevamo una camicia di forza che bloccava la spesa. Piano piano abbiamo rotto questo tetto e ora dobbiamo ricominciare a investire. Le borse di specializzazione quest’anno sono state 17.400, il doppio di due anni fa e il triplo rispetto a tre anni fa. Finalmente abbiamo rotto questo imbuto formativo che non permetteva alle persone di entrare a lavoro nel servizio sanitario nazionale. Nei giorni più difficili, di marzo-aprile 2020, abbiamo avuto una lezione fortissima: i camici e i respiratori si potavano comprare anche da altri Paesi, mentre un medico, un infermiere, un sanitario non lo compri sul mercato internazionale. Questo è il valore più grande su cui il nostro Paese deve investire”. (11 OTT - red)

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