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direttore Paolo Pagliaro

DDL ZAN KO NEL SEGRETO
E’ BAGARRE PD-IV-M5S

Era stato approvato per la prima volta alla Camera nel novembre 2020, se ne è continuato a parlare per mesi, ma il ddl Zan, nome con cui è più conosciuto il disegno di legge per il contrasto all’omotransfobia, non diventerà legge dello Stato. Il Senato ha infatti messo una pietra tombale sul provvedimento, votando a scrutinio segreto, su richiesta della Lega e di Fratelli d'Italia ma con il favore anche di Forza Italia, la richiesta di non passare all'esame degli articoli.  Una richiesta contestata da Partito democratico e Movimento 5 Stelle, ma difesa dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati, che ha dichiarato ammissibili le richieste di votazione segrete sulle proposte di non passaggio agli articoli come “una questione puramente giuridica, ho citato il regolamento e i precedenti che mi hanno indotto alla concessione del voto a scrutinio segreto. Credo che la mia decisione, per quanto ritengo sia legittimo contestare perché si tratta di una interpretazione, abbia delle solide fondamenti di carattere giuridico". E alla fine, nel segreto dell’urna, la maggioranza di governo si è spaccata (154 i sì, 131 i no e 2 gli astenuti), ricompattando invece quella di centrodestra, anche grazie ad almeno 16 voti mancanti nelle fila di Pd, Italia Viva e M5S, tra le quali adesso serpeggiano malumori e accuse reciproche.

I renziani assicurano che non vengono da loro i franchi tiratori, e anzi accusano l’asse Pd-M5S di aver rifiutato fino all’ultimo di trattare sul testo: “è una sconfitta incredibile nata dall’arroganza”, spiega Maria Elena Boschi. Alessandra Maiorino, capogruppo in Commissione di M5S, attacca: “Mi era sembrato strano all’inizio il non voler trattare su nulla, ma io sono alla prima legislatura, mi sono fidata di chi dovrebbe avere più esperienza..”. In effetti decisiva è stata la volontà del centrosinistra di non scendere a mediazioni sul testo, dopo che il presidente della Commissione Giustizia Andrea Ostellari, leghista, aveva presentato lo scorso 7 luglio una proposta di mediazione.  Ma è proprio Alessandro Zan, dal Pd, a contrattaccare: “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il ddl è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà. Le responsabilità sono chiare”. Adesso, per regolamento, dovranno passare almeno 6 mesi prima che un testo identico possa esser di nuovo presentato, ma a questo punto e con questa maggioranza, sarà molto difficile che ciò avvenga.

(© 9Colonne - citare la fonte)