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direttore Paolo Pagliaro

DL INFRASTRUTTURE E ' LEGGE,
MA FA DISCUTERE DDL ZAN

Con 190 voti favorevoli e 34 contrari, l'aula del Senato ha rinnovato la fiducia al governo con l'approvazione definitiva, nel testo identico a quello licenziato dalla Camera, del decreto-legge in materia di infrastrutture e mobilità sostenibili. Un provvedimento che prevede la "stretta" sui monopattini elettrici: una stretta però inferiore alle aspettative di molti, visto che non si prevede l’obbligo generalizzato del casco, della targa e della copertura assicurativa Rc; limiti vengono invece posti sulla velocità e la sosta sui marciapiedi, mentre si dispone la confisca per gli esemplari truccati e l’obbligo delle frecce e dello stop. Ma ad alzare la polvere delle polemiche è un'altra norma contenuta nel decreto, che reinnesca le divisioni emerse pochi giorni fa sempre a Palazzo Madama, quando è stato affossato il ddl Zan contro l'omotransfobia. Nel decreto legge infrastrutture, infatti, all'articolo 23 "sono stati aggiunti commi che prevedono il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche". E Fratelli d'Italia, secondo cui così il Ddl Zan buttato fuori dalla porta rientra dalla finestra, tuona: "Il 23 luglio scorso, tre mesi fa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scritto una lettera ai presidenti della Camera e del Senato a proposito della decretazione d'urgenza. In quella lettera si citava il Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, che ha invitato il legislatore a evitare la commistione e la sovrapposizione nello stesso atto normativo di oggetti e finalità eterogenei" sottolinea in aula Lucio Malan, che aggiunge: "Eppure, oggi ci ritroviamo con un decreto-legge, peraltro assai corposo - un fascicolo di centinaia di pagine - che parla di misure urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale; ebbene, in questo disegno di legge sulla sicurezza delle infrastrutture viene inserita una norma ideologica volta a limitare la libertà di espressione, con il pretesto che tale limitazione viene esercitata sulle strade e sui veicoli. Si tratta di una misura assolutamente inaccettabile, introdotta a tradimento e di soppiatto, tanto è vero che gli stessi proponenti dell'emendamento presentato alla Camera dei deputati (le presidenti delle Commissioni ambiente e trasporti), entrambe del Partito democratico, non hanno neppure illustrato il provvedimento, salvo cambiarlo per peggiorarlo nel corso del suo esame".  "Da oggi associazioni pro vita e pro famiglia come la nostra avranno sulla loro testa la scure della censura e del bavaglio sui temi quali il gender, l’ideologia Lgbt e l’identità di genere. La discriminazione voluta dal Ddl Zan alla fine è diventata realtà, semplicemente sotto falso nome". E’ il commento di Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, sul voto di fiducia che il governo ha posto sul Dl Infrastrutture, che vieta “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto” sia discriminatorio con riferimento anche all’identità di genere. "La dittatura gender non è entrata con il cavallo di Troia del ddl Zan e ora surrettiziamente  il Governo Draghi l’ha inserita ugualmente nel Dl Infrastrutture con un emendamento liberticida,  a causa del quale non sarà più possibile fare affissioni o camion vela contro il gender, l’utero in affitto e le adozioni per coppie omosessuali. In più, come se non bastasse – aggiunge Jacopo Coghe, vicepresidente della Onlus – è stata legittimata la fluidità di genere, come al solito sotto le mentite spoglie delle discriminazioni". (Roc – 4 nov)

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