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L’importante è
che sia femmina?

L’importante è <br> che sia femmina?

di Giovanna Lasalvia

- “Devo dirti una cosa”

- “Dimmi pure”

- “Sono incinta”

Queste parole sono accompagnate da espressioni di stupore miste a entusiasmo, lacrime di gioia e sorrisi. Sono notizie belle: da dare e ricevere. Subito dopo ecco la domanda: “Maschio o femmina?”. E qui molte amiche non avranno dubbi: “Speriamo che sia femmina!”.

Quante volte abbiamo sentito dire “speriamo che sia femmina?”. E quante volte ci siamo realmente chiesti quali vantaggi ha oggi nascere femmina? È davvero una fortuna nascere donna nel 2022? In un mondo dove ancora si cerca la parità, in una società dove le donne sono ancora pagate meno degli uomini, dove ogni giorno si sente parlare di stalking e femminicidi? E’ ragionevole sperare “che sia femmina” oggi che, nell’orrore della guerra, donne, bambine e ragazze rischiano di subire stupri e violenze?

Il mondo “in rosa” è complicato.

È complicato nelle piccole e nelle grandi cose. Lo si capisce fin da bambini: se al maschietto “scappa” non dovrà far altro che trovare posto e momento giusto. La femminuccia, invece, avrà bisogno di un bagno “come si deve” dove mettere in atto con diligenza tutte le raccomandazioni della mamma: “Non toccare, non ti appoggiare, non ti sporcare”. Come se fosse facile!

Ma è in quei momenti che impara: inizia a fare l’equilibrista. Un ruolo che si rivelerà fondamentale negli anni: quando dovrà conciliare studio e tempo libero, amiche e ragazzi. E poi lavoro e vita privata, carriera ed affetti, ambizione e famiglia.

E dovrà essere, questa femminuccia che diventerà donna, anche una brava equilibrista nell’affrontare con coraggio e grinta le battutine, le frecciatine, i luoghi comuni. Chi l’ha detto che solo le donne devono occuparsi della casa? O che tutte le donne amano lo shopping?

Non dovrà perdere l’equilibrio neppure quando vedrà allo specchio il suo corpo cambiare: quando si sentirà troppo bassa o troppo alta, troppo grassa o troppo magra. Non dovrà piangere quando si vedrà “piatta” o quando, più avanti, noterà la prima ruga o il primo capello bianco. Dovrà essere una buona acrobata nell’affrontare le novità, le preoccupazioni, i cambiamenti legati a quei nove mesi che le cambieranno la vita. Ogni tanto si sentirà precipitare nel vuoto o appesa a una corda. Altre volte sarà come volare. Soprattutto dovrà stare attenta, concentrata, non cadere.

Che fatica essere femmina!

È lei che dovrà trovare l’equilibrio tra “carino” e “volgare” ogni volta che deciderà di osare con un rossetto o una gonna più corta, che dovrà saper sorridere senza passare per svampita e ridere senza passare per superficiale. È lei che dovrà piacere senza apparire provocatrice, essere ironica ed estroversa senza mostrarsi disinibita.

Dovrà tenere sempre gli occhi aperti: mai passare per ingenua e credulona. E poi essere buona senza farsi mettere i piedi in testa. Dovrà decidere bene cosa condividere, trovare amicizie sincere, un uomo che le voglia bene davvero.

Dovrà scontrarsi con chi le dirà “non sono cose da femmina”, “che ne capisci tu che sei femmina?” o - quando sarà più grande - “Una donna non si comporta così”. Non dovrà sbuffare ai numerosi “stai seduta composta” e dovrà accettare di combattere contro peli superflui, cellulite, smagliature. Che imbarazzo poi la prima visita dal ginecologo!

Speriamo che sia femmina? Sicuramente speriamo che questa femmina sappia dare risposte zen a chi nei giorni “no” le chiederà col sorrisetto: “Nervosa oggi?”. E che sappia non esplodere a quello “stai calma” che al cento per cento peggiorerà le cose.

Forse si troverà ad affrontare con audacia un’avventura in sala parto, dove metterà al mondo una vita mentre il compagno o marito sarà in sala d’attesa a scrollare compulsivamente lo schermo di un telefonino.

Dovrà imparare ad avere più ruoli: amica, compagna, amante, sposa, madre, figlia, sorella. Sarà una fatica tenere tutto insieme – sarà, ancora una volta, come camminare in equilibrio su una corda - eppure ci riuscirà: si occuperà sempre più degli altri e meno di se stessa.

E quando, con il passare degli anni, si troverà a prendersi cura   - spogliare, vestire, lavare - quella donna che aveva usato la stessa grazia con lei bambina, comprenderà che c’è un legame che a nulla può essere paragonato, che è difficile anche descrivere.

Dovrà essere forte, poi, quando capirà che la solidarietà femminile è troppo spesso utopia. O quando vivrà il dolore di un tradimento: di un’amica o di un fidanzato.

Dovrà essere una brava equilibrista anche quando dovrà rispondere a domande tanto impertinenti quanto sfacciate: “E tu, quando ti sposi? Quando lo fai un figlio? Lo sai che scadi?”, “Datti da fare: il tempo passa, sai?”.  Domande a donne che il più delle volte arrivano da donne. Come se le donne non sapessero che c’è chi i figli non può averli, o forse non li vuole. Come se le donne non sapessero che il principe azzurro non esiste, che si possono vivere storie sbagliate, che non è così semplice trovare l’ “incastro perfetto”, che spesso è questione di fortuna. Come se le stesse donne non sapessero che i figli non si ordinano on line e che se si fanno non è perché sono “instagrammabili”. Troppo spesso sono proprio le donne a dimenticare che ogni donna ha un percorso diverso, che è fatto di scelte e a volte di rinunce. Si è donna anche senza un marito o un figlio. E fare carriera è un diritto come essere madri.

“Speriamo che sia femmina”. Siamo davvero sicuri?

Chissà se sperava fosse femmina la donna incinta di Mariupol che tutto il mondo ha visto portare via in barella dopo un bombardamento. Forse no, forse a lei importava solo mettere al mondo una vita felice in un mondo felice: senza discriminazioni, differenze, disparità. Senza guerre e senza virus. Di fronte a morte, violenza, distruzioni e pandemia poco importa se sarà maschio o femmina. L’importante è che sia vita.

Certo è che se sarà femmina a questa femmina oggi dobbiamo augurare più cose: che studi tanto e non sogni di diventare una star dei social, che si circondi di persone capaci di volerle bene e di rispettarla. Speriamo che l’8 marzo non sia costretta a sentire ancora parlare per slogan o a partecipare a convegni sulla disuguaglianza di genere, la condizione femminile, l’occupazione. O sul revenge porn e l’adescamento online.

Dobbiamo sperare per lei cose belle, magari che faccia carriera e, perché no, politica. Ma che tristezza le quote rose! Speriamo che punti su “cose serie” e non pensi troppo all’estetica, che si preoccupi più di essere preparata che seducente. Che sia orgogliosa, indipendente, autonoma. Che si realizzi. E che non pensi, un giorno, al “buon partito” con cui “sistemarsi”, ma che scelga col cuore. Speriamo che non sia gelosa, invidiosa, che non ami spettegolare, che si ritrovi accanto amiche forti e uomini che sappiano sostenerla. E perché no? Che facciano la spesa, cucinino e stendano il bucato.

Eppure, tra tutte queste mille difficoltà, mentre tutto cambia così velocemente, essere donna ancora oggi vuol dire amore, passione, dono, colore, vita.

E allora, se sarà femmina, le auguriamo di essere libera: da pregiudizi, luoghi comuni, stereotipi. Libera da guerre e pandemie. E poi che stia bene.

Sì, speriamo che sia sana. E che sia libera. L’importante è tutto qui. (27 - 03 -2022)

(© 9Colonne - citare la fonte)