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direttore Paolo Pagliaro

Ci sarà ancora
posto per l’Onu?

di Paolo Pagliaro

Nel mondo sono in corso una sessantina di guerre, e il giorno di Pasqua il Sole 24 Ore le ha passate in rassegna proponendo anche una sommaria contabilità delle vite cancellate: in un anno, 151 mila. Si va dal Mozambico all’Afghanistan, dallo Yemen all’Etiopia, dalla guerra civile in Messico a quella in Camerun.
Ma nessun conflitto come quello in Ucraina sta rischiando di mettere a repentaglio gli equilibri geopolitici e la sopravvivenza delle organizzazioni internazionali nate dopo la seconda guerra mondiale nel segno del multilateralismo e della pace, a cominciare dall’Onu. E’ come se all’improvviso ci si accorgesse che si tratta di organismi ingombranti e rottamabili, perché l’unanimità è diventata un capriccio e non può più essere il criterio che ne governa le scelte più importanti.
Su iniziativa del piccolo Lichtenstein ma con il sostegno di Washington, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite metterà dunque in discussione l’uso del diritto di veto da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, che sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna. Dal 1945 il diritto di veto è stato utilizzato 279 volte, nel 49% dei casi dall’Unione Sovietica poi Federazione Russa, ma a partire dagli anni settanta, quasi esclusivamente dagli Stati Uniti, soprattutto in relazione a proposte di condanna di Israele per i comportamenti nei territori arabi occupati e degli interventi statunitensi in America centrale. Con la guerra in Ucraina è come se il mondo avesse girato pagina. Nel nuovo capitolo, l’Onu fatica a trovare posto.

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