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IL MEDICO MORTO IN CORSIA E IL RISCHIO BURNOUT

IL MEDICO MORTO IN CORSIA E IL RISCHIO BURNOUT

“Una morte sul lavoro, in corsia, che adesso colpisce i “nuovi eroi”, come venivamo chiamati solo un anno fa, non soltanto a causa del Covid, ma anche per l’eccesso di lavoro. Una vicenda inaudita; il nostro collega, allo stremo delle forze, ha pagato anni di mancata ed errata programmazione in uno scenario della sanità ospedaliera italiana che ci vede sempre di più in prima linea ogni qual volta appare un’emergenza. E’ stato il caso del Covid e lo è adesso con la grave carenza di medici. Doppi e tripli turni, senza poter godere di ferie e riposi”. La Fadoi, Federazione dei medici internisti Ospedalieri, per voce del Presidente Nazionale Dario Manfellotto, esprime il cordoglio degli internisti italiani alla famiglia ed ai colleghi di Giovanni Buccoliero, 61 anni, morto per un infarto alle 8.30 del mattino. Buccoliero, che lascia una moglie e tre figli, era primario facente funzione di Medicina Interna all'ospedale “Giannuzzi” di Manduria (Taranto). Da 24 ore era in corsia per sopperire alle carenze di medici del Pronto Soccorso. Ai suoi turni di reparto in Medicina aveva aggiunto 12 ore per coprire i turni scoperti del PS, come sempre più spesso viene chiesto dalle amministrazioni per sopperire alla mancanza di medici. “È quello che porta al burnout dei medici e degli operatori sanitari”, dice Franco Mastroianni, Presidente di Fadoi Puglia, “una problematica nota, che deve essere affrontata in modo serio e costruttivo. In un recente articolo del New England Journal of Medicine, si affrontano le tante cause: sostegno inadeguato, enormi carichi di lavoro e oneri amministrativi, cronica carenza di investimenti nelle strutture sanitarie. Il burn out non è solo un problema di ore ma anche di qualità del lavoro. Impegno amministrativo anche notturno, procedure elettroniche, di registrazione, compilazione e certificazione. Bisogna sbarazzarsi delle cose inutili e duplicate, recuperare tempo per dedicarlo ai pazienti, razionalizzare le procedure e la burocrazia che, anche in sanità, a volte uccide. “La sofferenza degli operatori sanitari viene trascurata” scrivono gli autori dell’articolo del NEJM. Per questo la Fadoi si unisce all’appello del Presidente degli Ordini dei Medici Filippo Anelli, per “chiedere alle istituzioni di rispondere alle richieste di aiuto, di sostegno, di personale, che vengono dal mondo della sanità, senza scaricare tutto sulle spalle degli operatori sanitari, al fine di evitare che si ripetano tragedie come quella di Manduria. Il caso di Giovanni Buccoliero non deve essere dimenticato”.

(© 9Colonne - citare la fonte)