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direttore Paolo Pagliaro

MATTARELLA: RICORDIAMO
BUIO DEL FASCISMO

Qui a Ravenna oggi ricordiamo "una pagina di violenza, di devastazione e di morte, nel capitolo della nostra storia che avrebbe portato alla perdita della libertà per gli italiani, con l’avvio della stagione buia della dittatura fascista, nell’agonia dell’ordinamento monarchico-liberale". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, recatosi a Ravenna per la commemorazione del centenario dell’assalto fascista alla sede della Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna. "La pianura padana, in quegli anni – ricorda Mattarella - era divenuta teatro del disordine e della violenza delle bande fasciste, sostenute dagli ambienti agrari, contro le rivendicazioni del movimento contadino che si era dotato di solide organizzazioni, a partire dalle cooperative. E proprio contro le cooperative si sfogò la rappresaglia dei gruppi guidati da Italo Balbo e Dino Grandi, esponenti dell’ala oltranzista del fascismo". Ripercorrendo le vicende politiche del tempo, in particolare quelle che portarono alla crisi del primo governo Facta, dimessosi il 19 luglio 1922, Mattarella mette in luce che  "la democrazia liberale, sopravvissuta alla Grande guerra, alle incertezze e alle successive drammatiche emergenze sociali, alle turbolenze, agli scioperi, alle occupazioni delle fabbriche, alle violenze che avevano costellato il cosiddetto 'biennio rosso', vedeva, nella sua incompiutezza, le forze costituzionali e popolari incapaci di intendersi e di dar vita a un governo di salvezza nazionale". "Al primo governo Facta seguì un secondo governo Facta. Ugualmente debole – rievoca il capo dello Stato - Si apriva il ventennio drammatico, nel secolo scorso, del prevalere delle dittature in Europa, preludio del Secondo conflitto mondiale e delle sue atrocità". "L’attacco alla sede della Federazione delle cooperative di Ravenna intendeva colpire il cuore del movimento di riscatto popolare del territorio, che era giunto a organizzare oltre 15.000 braccianti agricoli. Con esso si intendeva indebolire l’istanza di partecipazione democratica che si affacciava in modo sempre più vigoroso" ricorda Mattarella, sottolineando che la "libertà dei corpi sociali di un Paese è elemento che contribuisce a sorreggere la vita democratica. Quando le formazioni intermedie vengono compresse, costrette al silenzio, è l’intera impalcatura delle libertà e dei diritti che viene compromessa". Poi una riflessione più ampia, tra passato e presente: "La storia è parte di noi. Di ciascuno di noi come persona, di noi come comunità. È alle fondamenta della nostra cultura, dei nostri ordinamenti, dei valori in cui ci riconosciamo e che costituiscono l’asse portante della società contemporanea – spiega il presidente - La libertà di cui godiamo, la democrazia che è stata costruita, l’uguaglianza e la giustizia che la Costituzione ci prescrive di ricercare sono figlie di una storia sofferta e di generazioni che le hanno conquistate con dolore, sacrificio, impegno, consegnandole alla nostra cura affinché possiamo a nostra volta trasmetterne il testimone. È una lezione, quella di allora, di coraggio, di fiducia. È la coscienza di essere parte di una storia che continua, consapevoli anche dei momenti più oscuri e indegni vissuti e del loro superamento". "La democrazia – conclude Mattarella  - nasce da questa diffusa coscienza della responsabilità di ciascuno nella difesa delle comuni libertà. E’ stata – è - una conquista di popolo. A noi tocca rigenerarla ogni giorno, chiamando i più giovani a esserne protagonisti". (Roc – 29 lug)

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