Rendere più efficienti e sicuri setacci e filtri molecolari oggi è possibile grazie all’utilizzo di raggi X. Lo studio è stato appena pubblicato su Nature Communications da un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, del Sincrotrone di Grenoble e dell’Università di Heidelberg. I filtri nanometrici sono potenti strumenti con i quali possiamo catturare molecole indesiderate, anche se molto piccole come la CO2, altri gas inquinanti e sostanze organiche volatili pericolose. Negli ultimi anni si stanno diffondendo setacci basati su intelaiature organometalliche (chiamati MOF, metal-organic frameworks) dotati di nano-pori di dimensioni, forme e caratteristiche variabili e adattabili al tipo di molecola che si vuole catturare. La produzione di MOF è oggi smisurata, ma solo pochi presentano le caratteristiche ideali per filtrare efficacemente. È fondamentale poter determinare, ad esempio, se nei pori sono rimaste intrappolate solo le molecole desiderate e l’efficienza del loro sequestro. Bisogna quindi riuscire a vedere nell’infinitamente piccolo. Le molecole intrappolate, infatti, non si ordinano facilmente negli interstizi e quindi sono difficili da vedere tramite diffrazione di raggi X, il che causa spesso errori di interpretazione sovrastimando o sottostimando l’efficacia di un certo materiale.
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