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ISCHIA, 8 VITTIME
CAOS CONDONO 2018

ISCHIA, 8 VITTIME <br> CAOS CONDONO 2018

È stata un’altra nottata di lavoro per i Vigili del Fuoco, nei comuni ischitani di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, dopo la drammatica frana che all’alba di sabato scorso ha stravolto l’isola campana: il nubifragio ha provocato allagamenti e smottamenti. Ben 15 abitazioni sono state travolte dalle frane, che hanno portato via case, automobili, strade, e purtroppo anche persone: sono 8 le vittime accertate, ma vi sono ancora quattro dispersi. Circa 230 persone sono state evacuate.  Per il soccorso alla popolazione e la ricerca dei dispersi, sa sabato mattina sull'isola operano 160 vigili del fuoco con 70 mezzi giunti da Campania, Lazio, Toscana, Abruzzo, Puglia, Molise. Le squadre del Corpo nazionale sono dislocate nel territorio Casamicciola: esperti in topografia applicata al soccorso, Usar (Usar Search And Rescue), Saf (Speleo Alpino Fluviali), cinofili e operatori Sapr (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) si sono messi al lavoro nella parte alta di via Celario per le operazioni di ricerca. Sommozzatori giunti dalla Toscana operano con un sonar per scandagliare i fondali nello specchio di mare in prossimità del porto.

Continuano intanto le polemiche sul presunto condono edilizio contenuto del decreto Genova del 2018: ieri l’allora premier Giuseppe Conte ha assicurato che “l'articolo 25 del decreto sul Ponte non era affatto un condono, abbiamo solo cercato di sbloccare una situazione che c'era senza derogare ai vincoli idrogeologici. Il governo Conte nel 2018 si trovò di fronte all'emergenza dei terremotati e delle loro richieste di aiuto per la ricostruzione delle abitazioni. Una ricostruzione che però non convince Legambiente, secondo la quale “il condono c'è ed è nell'ultima frase del primo comma dell'articolo 25 del Decreto Genova. Quella frase stabilisce che le pratiche di sanatoria inevase fino ad allora vengono giudicate in base al condono Craxi del 1985, rendendo possibile il condono di edifici costruiti in aree a rischio sismico e idrogeologico. Sanatoria che invece era vietata coi condoni successivi di Berlusconi varati nel 1994 e nel 2003”. Quattro anni fa Legambiente, insieme a diverse realtà e rappresentanti dei costruttori, dei lavoratori edili, dei comuni colpiti dal sisma, degli architetti e dei geologi, degli studenti e di varie associazioni della società civile, chiese all’esecutivo Conte 1 e ai parlamentari di maggioranza di M5S e Lega “un’assunzione di responsabilità, perché questa sanatoria avrebbe messo in pericolo le persone che sarebbero tornate a vivere in case ricostruite con i soldi pubblici in aree pericolose. Il nostro appello è rimasto inascoltato e la legge di conversione del decreto fu approvata”.

Fanno discutere anche le parole del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, secondo il quale ”basterebbe mettere in galera il sindaco e coloro che lo lasciano fare" nei casi di abusivismo edilizio, parole però, spiega poi, “di carattere generale e che non fanno riferimento ad alcun amministratore in modo particolare”. Quanto basta però per suscitare molte reazioni, tra cui quella del presidente dell’Anci Antonio Decaro: “Da anni, in tutti gli incontri e in tutte le occasioni, l’Anci sostiene con forza la necessità di varare un piano straordinario per la manutenzione del territorio, nell’interesse esclusivo e primario dei nostri concittadini. Se si trovasse un ministro disposto a impegnarsi in questa direzione, noi sindaci saremmo pronti a dare il nostro contributo come, del resto, facciamo sempre con uno spirito di collaborazione che non traspare certo dalle dichiarazioni di Pichetto Fratin”.

(Sis)

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