“Stop all’invasione degli Emirati in Sudan, stop al genocidio dei mercenari degli Emirati ad El-Fasher”: con questo slogan la comunità sudanese in Italia è scesa in piazza oggi pomeriggio a Roma, in un sit-in a Piazza Santi Apostoli per denunciare l’inerzia della comunità internazionale e chiedere interventi urgenti per fermare il massacro in corso nel Paese africano. Decine di persone, tra cui famiglie e bambini, hanno esposto cartelli e foto delle vittime, accusando gli Emirati Arabi Uniti di fornire armi e fondi alle milizie delle Rapid Support Forces (Rsf), responsabili di stragi, torture e violenze sessuali nella regione del Darfur. I manifestanti hanno ricordato che, dopo la caduta di El-Fasher a fine ottobre, migliaia di civili sono stati uccisi o costretti alla fuga, mentre la fame e l’assenza di aiuti umanitari aggravano la crisi. “Chiediamo all’Italia e all’Unione europea di fermare questo genocidio e di rompere il silenzio sull’aggressione al Sudan”, raccontano gli esponenti della comunità sudanese, denunciando il coinvolgimento diretto di potenze straniere e il disinteresse delle istituzioni italiane. Tra le storie arrivate in piazza anche quelle di chi ha perso contatti con la famiglia o ha dovuto pagare riscatti per liberarli da rapimenti e violenze. Molti hanno evocato la fuga dal Darfur e il ritorno forzato in Ciad, dove oggi i rifugiati vivono in condizioni di estrema povertà. Il sit-in si è chiuso con cori in arabo – “un esercito unico, un popolo unico” – e con l’appello a fermare la vendita di armi che continua ad alimentare una guerra dimenticata.
“C’è una rimozione insopportabile di quello che sta accadendo in Sudan. Ma io penso anche una grande ipocrisia da parte dei partiti di governo”, spiega senatore di Alleanza Verdi Sinistra, Peppe De Cristofaro, intervenendo al sit-in della diaspora sudanese organizzato a Roma per richiamare l’attenzione sulla crisi umanitaria in corso da due anni nel Paese africano, dove il conflitto tra l’esercito regolare e le Rapid Support Forces continua a provocare migliaia di vittime e sfollati. “Ci dicono, per sminuire le mobilitazioni che sono state fatte in tutti questi mesi sulla Palestina: ‘Perché parlate di Palestina e non parlate di Sudan?’. E invece no. Invece noi di Sudan ne parliamo, oggi siamo qui, però non ci sono loro. Il governo è completamente assente rispetto a questo tipo di vicenda”. E non solo in piazza, ma anche nei fatti. “Io ho fatto un’interrogazione al governo ormai qualche settimana fa, nella quale ho chiesto un’audizione specifica del governo Tajani in Aula per venire a discutere con le forze politiche della situazione sudanese, e anche delle possibili iniziative di pace che l’Italia potrebbe mettere in campo. Ma purtroppo ho ricevuto una risposta completamente generica e, in ogni caso, non ho avuto l’impegno a venire in Aula. Questo mi sembra molto grave”. Il senatore di Avs ha poi puntato il dito contro il “grande non detto” che, a suo giudizio, accomuna tutte le crisi internazionali. “Il tema è e rimane sempre il commercio delle armi. Purtroppo questa cosa chiama in causa direttamente la responsabilità dei Paesi occidentali, anche rispetto alla tragedia sudanese, che è dovuta anche naturalmente a questo drammatico commercio. Mi sembra francamente molto grave che l’Italia da una parte minimizzi questa vicenda, dall’altra la utilizzi strumentalmente e però non dia nessun tipo di risposta concreta”.
De Cristofaro ha osservato che, così come per Gaza, “la responsabilità dei Paesi occidentali è molto forte anche in questo caso. Semplicemente si vede di meno, ma c’è. Certo, la vicenda palestinese ha attraversato il dibattito pubblico di questo Paese per molti anni, è stata un simbolo per decenni. Lo capisco, ma la sofferenza delle vittime civili è uguale in tutto il mondo, allo stesso modo se riguarda il Darfur o se riguarda Gaza. Quello che dovrebbero fare le forze politiche – ha aggiunto – è accendere i riflettori, parlarne il più possibile, anche per cercare di stimolare la nascita di una coscienza critica attorno a questo tema”. De Cristofaro ha infine ricordato l’urgenza di aprire corridoi umanitari per le persone in fuga dal conflitto: “C’è in questo caso una gravissima rimozione. Non dimentichiamo che questo è il governo che fa finta che non esista il grande tema delle migrazioni come problema generale e strutturale di questo tempo. Considera l’immigrazione un problema semplicemente di ordine pubblico, e non si fa carico del fatto che invece sono le guerre e i cambiamenti climatici le grandi cause mondiali dell’immigrazione. Anche su questo – ha concluso – si vede la clamorosa ipocrisia della Meloni e di chi oggi governa l’Italia”.
(Sis)
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