Negli ultimi tre anni si sono registrati 261 casi di incendi negli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti in Italia “ed abbiamo appurato l’esistenza di una forte correlazione tra incendi negli impianti e mancata corretta chiusura del ciclo dei rifiuti. Non stiamo parlando del fenomeno cosiddetto della Terra dei fuochi, ma di ciò che succede negli impianti”. Lo dice la deputata Chiara Braga, che oggi alla Camera ha illustrato insieme ai colleghi Arrigoni, Puppato e Vignaroli i risultati dell’indagine della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Relazione dalla quale emerge che il trend degli incendi è in aumento: in proporzione infatti il 2017 è stato l’anno che ha fatto registrare il massimo numero tendenziale di eventi. La distribuzione territoriale vede una prevalenza di eventi al Nord (il 47,5% degli incendi, contro il 16.5 del Centro, il 23.7% del Sud e il 12.3% delle Isole) il che, spiega Braga “al di là del diffuso sovraccarico degli impianti, conferma indirettamente quantomeno l’inversione del flusso dei rifiuti rispetto a storiche emergenze che hanno in passato colpito le regioni meridionali. A fronte di questi numeri crescenti, secondo la Commissione la risposta giudiziaria risulta non omogenea non particolarmente incisiva negli esiti: poco meno della metà degli eventi segnalati come potenzialmente dolosi (54 su 118), infatti, hanno avuto un riscontro dalle Procure. E la metà dei procedimenti penali aperti sono stati avviati a carico di ignoti che tali, nella quasi totalità, sono rimasti fino all’archiviazione. L’esercizio dell’azione penale ha riguardato il 13% dei casi, ma solo in cinque casi è stata si è punito il delitto di incendio doloso o colposo, mentre negli altri casi l’incendio è stato occasione per accertare altri reati ambientali, derivanti da irregolarità nella gestione degli impianti. La commissione punta dunque il dito innanzitutto sulla fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo; sulla rarefazione dei controlli sulla gestione che portano a situazioni di sovraccarico degli impianti e quindi di aumento del pericolo di incendio; sulla possibilità di sovraccarico di materia non gestibile, che quindi dà luogo a incendi dolosi ‘liberatori’; infine sulla disomogeneità della risposta investigativa e giudiziaria, per rispondere alla quale “sarebbe di particolare utilità la condivisione di protocolli investigativi”.
(17 gen / Sis)
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