Le risorse e la capacità produttiva del Servizio sanitario nazionale non erano disegnate per fronteggiare un’epidemia di larga scala. Il sistema italiano ha reagito velocemente, anche se in misura differenziata tra le varie regioni”. È quanto mette in luce uno studio di Bankitalia, dal titolo dal titolo "Contrastare l’emergenza. l’espansione della capacità produttiva del sistema sanitario italiano: progressi conseguiti".
TERAPIE INTENSIVE. Lo studio si concentra su tre aspetti critici nella battaglia contro l’epidemia di Covid-19, a partire dalla disponibilità di letti in terapia intensiva “Prima della crisi da coronavirus – spiegano gli esperti di Via Nazionale - i letti in terapia intensiva erano circa 5.300. Durante la crisi sono stati aggiunti circa 3.360 posti (+65%). Con l’aumento programmato di ulteriori 2.400 letti (+30%) si dovrebbe più che raddoppiare la capacità complessiva. La crescita è importante ma con differenze tra le regioni dovute alle dotazioni iniziali di posti letto e a come l’epidemia ha colpito i territori. Prima dell’epidemia il numero di letti in terapia intensiva variava da 7 a 10 per 100.000 abitanti nelle diverse regioni. Con l’emergenza le differenze si sono significativamente ampliate: molte regioni (in particolare nel centro nord) hanno raddoppiato l’incidenza dei posti letto. In Lombardia e Veneto, zone più colpite, l’incidenza dei posti letto è ora intorno a 16,5 per 100.000 abitanti”.
PERSONALE SANITARIO. L’altro punto evidenziato dalla ricerca riguarda il personale sanitario: “Prima della crisi da Covid-19 il personale sanitario con contratto a tempo indeterminato era di circa 572.000 unità, di cui 115.500 medici e 344.100 infermieri. Gli anestesisti circa 12.000. In Italia l’incidenza del personale medico era di circa 95 addetti ogni 10.000 abitanti (57 infermieri, 19 medici e 19 altro personale tecnico) con forti differenze tra le regioni. A seguito della crisi il Governo ha disposto risorse per 20.000 nuove assunzioni (prevalentemente a tempo determinato) così suddivise: 4.300 medici (principalmente anestesisti), 9.700 infermieri e 6.000 altro personale tecnico. La crescita è stata significativa, pari al 3,5% della forza lavoro sanitaria, soprattutto se confrontata con la riduzione di più del 2% nell’ultimo quinquennio”.
DPI E TAMPONI. In merito ai dispositivi di protezione personale e tamponi, lo studio di Bankitalia sottolinea come a partire dal 1° marzo la Protezione Civile abbia distribuito “forniture di attrezzature, dispositivi di protezione personale e tamponi alle regioni italiane. I 3 tipi di DPI più diffusi (mascherine, guanti e tute) e i tamponi sono stati reperiti anche dagli enti locali attraverso altri canali; lo studio prende in esame solo i dati di forniture della Protezione Civile. Per quanto riguarda i test, le regioni che al 1° marzo avevano effettuato più tamponi erano il Veneto (6,6 test ogni 1.000 abitanti), Lombardia (4 test) e Friuli-Venezia Giulia (2,8 test). Poi il numero di test è cresciuto più rapidamente in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, ma nel complesso la frequenza dei test è aumentata in tutte le regioni. La loro distribuzione riflette l’intensità dell’emergenza: circa il 50% dei tamponi consegnati al 14 aprile erano destinati alle regioni più colpite, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Il numero di DPI distribuiti è cresciuto velocemente nel tempo seguendo lo sviluppo dell’emergenza”. (Roc – 23 apr)
(© 9Colonne - citare la fonte)