Quando cadono i muri, cadono tutti insieme, a Berlino come in Italia. In quello storico 1989 infatti, la ravennate Antonella Celletti, diventa la prima pilota dell’Alitalia, la prima “donna” naturalmente, e il 17 agosto battezza il suo cielo a bordo di un allora modernissimo jet MD-80, e via un altro mattone dal muro delle dispari opportunità. Quando decolla, Antonella ha appena ventinove anni; un ritaglio ingiallito di giornale riporta il numero di quel volo, AZ 408, porta i viaggiatori da Roma a Ginevra, a fianco del comandante Luigi Bigoni, e chissà se quei passeggeri erano consapevoli di prender parte ad un primato, ad una prima volta. Pochi anni fa il “Corriere della Sera” le dedicò un ritratto, ed è curioso notare una parentesi in quel pezzo, per cogliere la connotazione femminile della questione: “Il comandante Celletti (single – ‘le storie d' amore, se stai in cielo, non sono mai semplici’ - premio Bellisario nel 1990, tessera Cisl)”. Tre elementi per caratterizzarla, una tessera sindacale, un premio e diciamo, uno stato di famiglia: single. Ma la frase inaspettata per un pilota di jet, resta: “le storie d' amore, se stai in cielo, non sono mai semplici”. Ma come, ci avevano abituato a considerare la divisa mezza bellezza, come appunto l’altezza, foriera dunque di seduzione a largo spettro, ed invece uno si ritrova la Celletti, single (che ovviamente nulla toglie alla sua femminilità, oltre al fatto che magari single non lo è più, ma lasciamo ad altre testate indagare in questa direzione). Siamo alle solite, il marinaio ogni porto una donna, la pilotessa ogni scalo un amore in meno. Si perdoni il parallelismo, ma il dettaglio è significativo e quando si entra nel terreno dei luoghi comuni è meglio affondarci fino alla bocca, così da star zitti dopo. Zitti come si rimane sentendola parlare della sua autentica vocazione per il volo, che “è una questione di soldi, certo. Ma anche di cuore, di passione”. Che sia stata per lei una passione prima che un mestiere è facile intuirlo: “Mi regalarono un quaderno, i miei genitori. Sulla copertina c'erano aerei militari. Rimasi incantata”. A nove anni si ricorda che i suoi genitori la portarono a vedere le frecce tricolori, e a quattordici si fa iscrivere all’Istituto tecnico aeronautico più vicino casa, quello di Forlì. È lì che prende il brevetto di volo privato, ma mentre i maschi a quel punto possono optare per la carriera di cadetto o ufficiale di complemento in Aeronautica, lei fa l’impiegata, anche la vigilessa pur di pagarsi le ore di volo necessarie per il corso di brevetto per pilota professionale. Che riesce ad ottenere nel 1983. Da allora manda due lettere all’anno all’Alitalia, e la propria candidatura a Transavio, Meridiana… Fino a quando ce la fa. La prima donna a scorazzare noi italiani di qua e di là senza mai annoiarsi: “Mi ritrovo ancora ad incantarmi a guardare il cielo, a stupirmi nel vedere la luna, tramonti bellissimi, albe indimenticahbili”. Allacciate le cinture.
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