di Paolo Pagliaro
(25 febbraio 2021 ) Nonostante restrizioni, quarantene e divieti, anche nel primo anno di epidemia circa 800 mila italiani hanno dedicato tempo libero e risorse alla cura dei beni comuni.
Si sono occupati di parchi, scuole, piazze, monumenti, teatri, sentieri, spiagge, boschi, aree abbandonate e tanti altri luoghi pubblici. Ma hanno protetto anche beni immateriali, come i diritti civili, la legalità, la memoria collettiva. Nelle lunghe settimane chiusi in casa, milioni di italiani hanno poi dimostrato di saperci assumere la responsabilità della cura di un altro bene comune fondamentale, la salute.
Da anni Gregorio Arena, professore di diritto amministrativo, lavora al consolidamento di un rete che consenta lo scambio di esperienze, informazioni e competenze tra i vari gruppi. Lo strumento di chiama Labsus, laboratorio per la sussidiarietà, il risultato sono i mille patti di collaborazione tra Comuni e cittadini, e il manifesto programmatico sta in un libro edito pochi giorni fa dal Touring Club Italiano, con il titolo “I custodi della bellezza”.
Scrive il professor Arena, che se ci venisse proposto da qualcuno dotato di autorevolezza e credibilità, saremmo probabilmente disposti a moltiplicare i nostri sforzi per rendere l’Italia un paese migliore. L’idea è di dar vita a un Patto per la ripresa fra cittadini e istituzioni, fondato sulla cura dei beni comuni. Un esperimento di democrazia diffusa, e uno sforzo collettivo per rimediare a decenni di abbandono. 800 mila italiani sono già mobilitati, molti altri potrebbero affiancarli.