Si è aperta giovedì 10 giugno al Museo e Real Bosco di Capodimonte la mostra Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista a cura di Angela Cerasuolo e Andrea Zezza. L'esposizione rientra tra le celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell'artista e si propone di valorizzare il patrimonio raffaellesco del Museo, molto più ricco e vario di quanto si sia soliti pensare. Il percorso di visita offre al pubblico le novità emerse dalla campagna di indagini diagnostiche condotte nel Museo, grazie a importanti collaborazione istituzionali – alla base di questa mostra - che permetteranno un approccio originale sia alle opere d'arte, sia al lavoro della bottega dell'artista e a quelle dei suoi seguaci, mettendo in luce il complesso lavoro che sta dietro la creazione di originali, multipli, copie, derivazioni. Il Museo e Real Bosco di Capodimonte, infatti, conserva alcune opere autografe di grande rilevanza, che permettono di esemplificare i momenti principali della carriera dell'artista: L'Eterno e la Vergine, due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino (1500-1501) prima opera nota del diciassettenne Raffaello, dipinta per la chiesa di Sant'Agostino di Città di Castello, distrutta alla fine del Settecento, il Ritratto di Alessandro Farnese (1511 circa) il giovane cardinale che tanti anni dopo diventerà il potente papa Paolo III, il Mosé e il roveto ardente (1514) cartone preparatorio eseguito per l’affresco della volta della Stanza di Eliodoro in Vaticano, la Madonna del Divino Amore (1516-18) dipinto tra i più ammirati dell’artista nel corso del Cinquecento, poi caduto nell’oblìo e sottratto solo recentemente, anche grazie alle indagini scientifiche e al restauro, alla sfortuna critica in cui era caduto nel Novecento. Ma Capodimonte conserva anche un’opera fondamentale di Giulio Romano, il principale allievo di Raffaello, la Madonna della gatta (1518-1520 ca.?), eseguita seguendo un modello del maestro, e di cui le indagini diagnostiche aiutano a comprendere meglio tanto la complessa genesi esecutiva, quanto le cause dei problemi che ne hanno resa problematica la conservazione. Una serie di copie, derivazioni, multipli, alcune delle quali forse elaborate nella bottega stessa dell'artista (Madonna del Passeggio, Madonna del Velo), altre per mano di artisti di prima grandezza per committenti importanti – è il caso della famosa copia del Ritratto di Leone X di Andrea del Sarto – dove la nozione di ‘copia’ costeggia quella di ‘falso d’autore’, e che secondo Vasari avrebbe ingannato lo stesso Giulio Romano - o forse per esercitazione, come il San Giuseppe dalla Madonna del velo realizzato da Daniele da Volterra. Queste, assieme ad altre realizzate da più meccanici copisti (Madonna Bridgewater) permettono di esplorare ad ampio raggio questo tipo di produzione, che costituiva larga parte dell'opera delle botteghe del Cinque e del Seicento e che oggi forma una parte enorme, anche se spesso trascurata, del nostro patrimonio artistico. Le indagini diagnostiche Dal 2018 il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha avviato una importante campagna di indagini diagnostiche sui dipinti delle sue collezioni. Le indagini sui dipinti di Raffaello e del suo ambito sono parte di un programma di collaborazione ampio che include il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania Vanvitelli e il LAMS (Laboratoire d’archéologue moléculaire et structurale) di Parigi e che ha visto recentemente la partecipazione scientifica dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR e i Laboratori Nazionali del Sud (LNS) dell’INFN di Catania ed l’Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche del CNR (SCITEC) di Perugia. Le misure MA-XRF sono state svolte nel museo dal laboratorio XRayLab dell’ISPC-CNR impiegando il sistema a scansione LANDIS-X progettato e sviluppato dal laboratorio. La realizzazione delle indagini è stato un momento impegnativo ed emozionante dell’approccio alle opere che ha coinvolto un team multidisciplinare con varie professionalità. Il confronto ha aiutato da una parte storici e restauratori ad accedere alla complessa lettura dei dati scientifici, dall’altra ha portato i componenti del team scientifico ad affinare strumenti e metodi in funzione dei problemi conservativi e dei quesiti posti dalle opere esaminate. I risultati di queste indagini sono la base scientifica di questa mostra e sono illustrati con video esplicativi su monitor presenti in sala. Inoltre, scaricando liberamente l'app Capodimonte su App store e Google play sarà possibile rivederli anche a casa e rivivere l'emozione della visita.
"TRA DANTE E SHAKESPEARE": VERONA CELEBRA I DUE GRANDI POETI
Apre l’ 11 giugno, alla Galleria d'Arte Moderna Achille Forti di Verona, la mostra "Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona", realizzata dal comune di Verona - Assessorato alla Cultura - Musei Civici con la curatela di Francesca Rossi, Tiziana Franco e Fausta Piccoli. L'esposizione si svolge nell'ambito del progetto "Verona, Dante e la sua eredità 1321-2021" promosso dal Protocollo d'Intesa interistituzionale, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Il percorso espositivo costituisce un omaggio all'esilio veronese di Dante e al legame tra la città e il poeta, che si concretizza in 100 opere tra dipinti, sculture, opere su carta, tessuti, testimonianze, codici manoscritti, incunaboli e volumi a stampa in originale e in formato digitale provenienti dalle collezioni civiche, dalle biblioteche cittadine, da biblioteche e musei italiani ed esteri. Di notevole valore artistico i tre disegni di Botticelli, prestito del Kupferstichkabinett di Berlino. La mostra si divide in due percorsi tematici, quello reale dantesco e quello immaginario shakespeariano, i quali si legano alla "mostra diffusa" che è la città stessa, i monumenti e le testimonianze urbanistiche e architettoniche legate alla memoria di Dante e di Romeo e Giulietta. Il legame tra Dante e Verona, infatti, è valorizzato attraverso un itinerario cittadino che, con l'ausilio di una mappa cartacea appositamente realizzata, porta il visitatore alla riscoperta di ventun luoghi legati alla figura del poeta fiorentino.
(red)
"VITA SU UNA GAMBA SOLA": A LECCE UNA MOSTRA PER RACCONTARE LA SIRIA
Fino al 25 luglio è possibile visitare gratuitamente la mostra "Vita su una gamba sola. 10 anni di guerra in Siria" dell'artista e disegnatrice Amany al-Ali, ospitata a partire dal 9 giugno dal Convitto Palmieri - Biblioteca Bernardini di Lecce, accompagnata dal "paesaggio sonoro" di Marc Codsi, compositore, chitarrista, polistrumentista e produttore, tra i principali fautori del rinnovamento della scena musicale libanese. La mostra è ideata, realizzata e promossa dall’associazione Diffondiamo Idee di Valore e dal festival Conversazioni sul futuro, con il patrocinio della sezione italiana di Amnesty International, con il sostegno della regione Puglia e in collaborazione con il Polo Biblio-Museale della regione Puglia e la Biblioteca Bernardini di Lecce. Nelle 31 illustrazioni digitali esposte, la trentasettenne siriana racconta dieci anni di vita a Idlib, nel nord della Siria, in una regione particolarmente colpita dai raid e dalle milizie estremiste. Nel percorso di visita è presente, inoltre, una sezione speciale dedicata alla figura della donna, composta da quattro illustrazioni definite dalla stessa artista "di ispirazione espressionista". "Ogni disegno parla di un aspetto diverso della vita che è cambiato - racconta Amany - Ogni disegno racconta un dettaglio che voglio comunicare al pubblico. Le case si sono trasformate in campi profughi, l'istruzione si è persa, la morte è dappertutto, l'amore e la musica sono stati colpiti e messi a tacere". E aggiunge: "Ho tratto il titolo della mostra dalla storia di un bambino che ha perso una gamba a causa di un missile russo caduto sulla sua casa. Quel bambino continua la sua vita su una gamba sola, in un luogo diverso dalla sua terra d'origine". Amany da sempre racconta nelle sue vignette temi sociali e politici, la crudeltà della guerra e la violenza sulle donne, non risparmiando critiche agli abusi dei gruppi estremisti, della Siria e delle forze straniere presenti in territorio siriano. A causa della sua attività ha ricevuto e continua a ricevere minacce, anche di morte.
(red)
"ALBERI IN-VERSI": GIUSEPPE PENONE IN MOSTRA AGLI UFFIZI DI FIRENZE
Dal 6 luglio al 3 ottobre si terrà agli Uffizi di Firenze la mostra "Alberi In-Versi" di Giuseppe Penone, 30 opere d'arte contemporanea in dialogo con i capolavori del museo fiorentino. A fare da scenario alle 30 opere le sale al primo piano Detti e del Camino, mentre il secondo piano della mostra ospiterà disegni, fotografie, incisioni, sculture e installazioni. Nelle sale del museo fiorentino sarà possibile rivivere la lunga carriera di Penone, con opere inedite ma anche disegni preparatori e tele che caratterizzano la sua visione e segnano il passaggio tra la bidimensionalità e la funzione tattile del disegno, in un territorio al confine tra materia e idea. L'esposizione si inserisce nell'ambito delle celebrazioni dantesche previste per il 2021, e lo stesso titolo allude al tema dell'"albero che vive della cima" nella Divina Commedia. Giuseppe Penone vive e lavora a Torino. Nel 1968 inizia l'attività espositiva ed entra a far parte del gruppo di artisti dell'Arte Povera. Tra i suoi maggiori eventi, nel 2007 ha rappresentato l'Italia alla 52a Biennale di Venezia, nel 2013 espone nei giardini della Reggia di Versailles e nel 2014 nel Giardino di Boboli (Firenze) e al Madison Square Park (New York).
(red)
PROROGATA LA MOSTRA "ITALIA IN-ATTESA" A PALAZZO BARBERINI
La mostra in corso a Palazzo Barberini di Roma "Italia in-attesa. 12 racconti fotografici", promossa dal Ministero della Cultura e realizzata dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, in collaborazione con le Gallerie Nazionali di Arte Antica e curata da Margherita Guccione, Carlo Birrozzi, Flaminia Gennari Santori, è stata prorogata fino al 19 settembre 2021. In mostra le opere commissionate a fotografi italiani di generazione diversa, nell'ambito di un progetto dedicato alla creazione di un archivio visivo dell'Italia durante l'emergenza sanitaria, quali Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr, George Tatge. Il risultato sono più di 100 fotografie esposte, lungo un percorso che si snoda tra cinque diversi ambienti di Palazzo Barberini (Sala delle Colonne, Cucine Novecentesche, Sala Ovale, Sala Paesaggi, Serra), tre dei quali aperti al pubblico per la prima volta in questa occasione.
(red)