di Paolo Pagliaro
Giovedi si apre a Dubai la Cop28, la Conferenza sul clima promossa dalle Nazioni Unite. Nelle intenzioni dell’Onu dovrebbe essere un evento storico, il primo passo verso un accordo globale per l’eliminazione graduale di petrolio, carbone e gas. La scelta di affidare la buona riuscita dell'evento agli Emirati Arabi, tra i principali produttori di combustibili fossili del mondo, ha suscitato però polemiche e anche ilarità. Dicono gli attivisti per il clima che sarebbe come affidare a Philip Morris l’organizzazione della conferenza internazionale sui danni alla salute provocati dal fumo.
In effetti non sembra esattamente un profilo super partes quello del presidente della Conferenza, cioè dell’uomo incaricato di guidare il processo negoziale. Si tratta infatti del sultano Ahmed Al Jaber , numero uno della compagnia petrolifera nazionale.
Pur così zavorrata, e pur in assenza di Biden e Xi Jinping, la Conferenza sul clima potrebbe tuttavia portare a risultati non trascurabili, a cominciare dall’impegno dell’industria del petrolio e del gas ad aumentare sensibilmente gli investimenti in enegia rinnovabile. Come biglietto da visita green , a 35 chilometri da Abu Dhabi una settimana fa è stato inaugurato il parco fotovoltaico più grande del mondo, 4 milioni di pannelli solari su una superficie di 20 km quadrati di deserto.
Resta il fatto che l’agenda della Cop28 è stata dettata non dai governi, non dall’industria ma dall’ambiente e dalle sue urgenze: l’accumulo di gas climalteranti nell’atmosfera ha fatto sì che il 2023 sia stato l’anno più caldo di sempre , con un crescendo di eventi estremi e di generale disorientamento. Oggi Google ha fatto sapere che le ricerche online legate all'ansia climatica sono aumentate vertiginosamente in tutto il mondo.
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