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Appello a GB contro estradizione Assange Ascari (M5s): sarebbe ingiustizia

Roma, 16 feb – Alexej Navalny è morto e neanche Assange si sente tanto bene. Il 20 febbraio a Londra si gioca una partita importantissima per il futuro del giornalista perseguito da 14 anni per aver rivelato, con il caso WikiLeaks, documenti coperti dal segreto di Stato negli Usa riguardanti le operazioni militari in Iraq e Afghanistan. Attualmente Assange è recluso, da oltre 4 anni, nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, in Gran Bretagna, ma martedì la Corte britannica sarà chiamata a esprimersi sulla richiesta di estradizione negli Stati Uniti, dove Assange rischia fino a 175 anni di carcere. Questa mattina un gruppo di politici, artisti, attivisti e giornalisti ha consegnato una lettera all’ambasciatore britannico a Roma, Edward Llewellyn, “per stimolare ogni canale diplomatico per garantire protezione a Julian Assange – spiega Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle tra le firmatarie dell’appello - , un uomo, un giornalista che da 14 anni non cammina più da uomo libero per la strada, per avere rivelato quello che il potere tiene nascosto: crimini di guerra e soprattutto la vera maschera della guerra, ossia non esportare democrazia e la tutela dei diritti umani ma soprattutto il business delle armi e del finanziamento al comparto industriale militare”. Tra i firmatari della lettera, la rete Free Assange Wave Italia, Nico Piro, Patrizio Rispo, Fiorella Mannoia, Alessandro Di Battista, Moni Ovadia, Tommaso Montanari e molti altri. Insiste Ascari: “Per aver toccato quel livello di potere che deve rimanere nelle tenebre, Assange non è più un uomo libero e rischia una condanna a 175 anni di carcere. Tutto questo è un'ingiustizia mostruosa e aberrante ed è fondamentale che l'opinione pubblica tutta si mobiliti perché io ritengo, noi riteniamo che la chiave della cella di Assange ce l'abbia l'opinione pubblica”. Secondo Silvia Panza, di Free Assange Bologna, “la morte in carcere cui andrebbe incontro Assange in caso di estradizione sarebbe una sconfitta per tutto il giornalismo”, una certezza condivisa da Sabrina Pignedoli, europarlamentare M5S, che parla di “momento particolare non solo per la vita di Assange ma per la libertà di stampa”. Proprio questa mattina, e nel corso della conferenza stampa sul caso Assange, è arrivata tra l’altro la notizia della morte di Alexej Navalny, dissidente russo che si trovava anche lui in un carcere di massima sicurezza. Alexej Navalny, “aveva anche ricevuto anche il Premio Sacharov del Parlamento europeo per chi tutela i diritti umani. Ci dispiace tantissimo – spiega Pignedoli - È una vergogna che una persona muoia in carcere per essere un dissidente politico, per aver detto le verità, per denunciare un regime. Adesso vedremo quali sono le circostanze della sua morte, però era una vergogna la detenzione di Navalny, e adesso la sua morte”.

(PO / Sis)

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