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MATTARELLA: DEMOCRAZIA
DEVE MOLTO A CHINNICI

MATTARELLA: DEMOCRAZIA <BR> DEVE MOLTO A CHINNICI

“Nell’anniversario della strage mafiosa nella quale perse la vita il Giudice Rocco Chinnici, e insieme a lui Mario Trapassi, Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti i familiari delle vittime e la piena partecipazione delle istituzioni della Repubblica a questo tributo di memoria a protagonisti della lotta per l’affermazione della legalità nel nostro paese”: così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato a Giovanni Chinnici, presidente della Fondazione Rocco Chinnici. “La democrazia italiana – sottolinea Mattarella - deve molto a Rocco Chinnici. Il suo sacrificio non sarà mai dimenticato, così come il sacrificio dei cittadini onesti e dei servitori dello stato che la mafia ha strappato all’affetto dei propri cari e al lavoro per il bene comune. Chinnici, tra i primi a indagare la complessità e le complicità del fenomeno mafioso, fu anche un appassionato testimone della riscossa civile tra i giovani e nelle scuole. Per onorare il suo sacrificio è necessario che questa azione trovi eredi e il mio augurio è che la giornata di oggi accresca la consapevolezza e la responsabilità, ancor più tra le giovani generazioni, l’impegno delle quali è essenziale per la sconfitta della mafia”.

LA LOTTA ALLA MAFIA - “Da Magistrato e da Capo dell’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo – ricorda Mattarella -, Rocco Chinnici ha combattuto il cancro mafioso con intelligenza, con tenacia e con grande integrità. È stato uomo del diritto e delle istituzioni, mentre la criminalità organizzata cercava di scardinare i valori fondativi del vivere civile per affermare i propri interessi e allargare l’area delle connivenze. Chinnici ha progettato e avviato una struttura innovativa, che ha reso possibile una maggiore collaborazione tra i magistrati, un più efficace scambio di informazioni tra gli investigatori e, di conseguenza, una visione migliore e più ampia - anche in sede processuale - delle responsabilità e delle ramificazioni mafiose”. “Del suo prezioso lavoro – aggiunge - si sono avvalsi altri valorosi magistrati come Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Salvatore Borsellino, che hanno proseguito sulla medesima strada fino a istruire e a condurre a termine il maxi-processo di Palermo, che riuscì a squarciare il velo sulla realtà criminale e la linea di comando della mafia”. (Red – 29 lug)

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