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Addio a Tullio De Mauro, una vita tra studio e impegno

Addio a Tullio De Mauro, una vita tra studio e impegno

“La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa, se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi –  sono forme vuote”. Parole di Tullio De Mauro, in un’intervista di qualche anno fa al Fatto Quotidiano, che esplicano al meglio il senso di una vita, nella quale l’impegno scientifico è sempre stato strettamente connesso alla passione civile e politica. Il linguista e docente universitario è scomparso oggi all’età di 84 anni: ad annunciarlo un tweet di Internazionale, rivista fondata e diretta dal figlio Giovanni, mentre sempre sul social network arriva l’omaggio del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Ricordo Tullio De Mauro maestro appassionato per quanti amano la scuola, la ricerca e la lingua italiana”. De Mauro è nato a Torre Annunziata (Napoli) il 31 marzo 1932. Il padre Oscar, chimico, apparteneva a una famiglia di medici e di farmacisti, stabilita da diverse generazioni a Foggia. La madre Clementina Rispoli, insegnante di matematica, era di famiglia napoletana. È stato sposato dal 1963 con Annamaria Cassese (scomparsa nel 1989), con cui ha avuto i figli Giovanni (1965) e Sabina (1966), mentre dal 1998 è stato sposato con Silvana Ferreri. Ha frequentato le scuole a Napoli e a Roma, al liceo Giulio Cesare, e si è laureato nella capitale in Lettere classiche nel 1956 con Antonino Pagliaro e Mario Lucidi. Intraprese subito dopo una carriera universitaria fervida e ricca di soddisfazioni: nel 1961-67, succedendo nell’insegnamento a Antonino Pagliaro, è stato professore incaricato di Filosofia del linguaggio nella Facoltà di lettere dell’Università di Roma, nel 1967 vincitore del primo concorso italiano di Linguistica generale, professore straordinario di questa materia nella Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo, dove è stato anche direttore della biblioteca e incaricato di Filologia germanica. 

Dal 1970 al ‘74 è stato professore ordinario di Glottologia nella Facoltà di lettere dell’Università di Salerno, e direttore dell’Istituto di linguistica; dal 1974 al 1996 professore ordinario di Filosofia del linguaggio nella Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma La Sapienza, dove dal 1996 è stato ordinario di Linguistica generale, dal 1° novembre 2004 ordinario fuori ruolo, dal 2007 professore emerito. Nel suo cammino scientifico da annoverare la traduzione del “Cours de linguistique generale” di Ferdinand de Saussure, caposaldo dello strutturalismo che ha influenzato in maniera significativa il suo pensiero. Tra i suoi lavori di maggior pregio “Storia linguistica dell’Italia unita”, pubblicato all’inizio degli anni sessanta.

Costante il suo impegno politico: è stato consigliere della Regione Lazio, eletto come indipendente nelle liste del PCI (1975-80), e, in tale qualità, assessore alla cultura (1976-77).  Dal 26 aprile 2000 al 12 giugno 2001 è stato ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo Amato. Fino agli ultimi anni il suo impegno pubblico è rimasto vivo, come dimostra il fatto che dal 2013 al 2014 ha presieduto il gruppo di lavoro nominato dal ministro del lavoro Enrico Giovannini e della ministra dell’istruzione, Chiara Carrozza, per la elaborazione di proposte conseguenti all’indagine Piaac sulle competenze della popolazione adulta italiana; dal 2016, inoltre, è stato componente in qualità di esperto della commissione sull’intolleranza nominata dalla presidente della Camera Laura Boldrini. Un impegno pubblico che si traduceva anche in frequenti e continue collaborazioni con la carta stampata (dal Mondo a Paese Sera, dall’Espresso a Repubblica) e con la tv, sensibile alle esigenze della divulgazione. Giornalista era suo fratello Mauro, rapito e ucciso dalla mafia nel 1970 mentre lavorava a l’Ora di Palermo. In un’intervista del 2011 al Corriere della Sera Tullio diceva che del fratello portava dentro di sé “tutto. Cioè tantissimo. Nacqui molto tempo dopo i fratelli grandi. Io gli fui quasi affidato. Mi portava in giro per Napoli. Ricordo come fosse ora il suo passo svelto, rapido, lo rincorrevo. Sono sempre stato per lui il fratello piccolo”. E anche la cultura italiana porterà dentro di sé “tutto, cioè tantissimo” del cammino umano, scientifico e politico di Tullio De Mauro. (Roc)

 

MAGGIONI: RAI CONTINUERA’ A PROMUOVERE LINGUA ITALIANA

 “La notizia della morte di Tullio De Mauro mi addolora particolarmente. Lo ricordo come un uomo sensibile, un grande intellettuale, un punto di riferimento nella vita culturale italiana, uno dei maggiori studiosi della lingua italiana.  Nella sua ‘ Storia linguistica dell’Italia unita ’, che racconta come è nata e come si è evoluta la nostra lingua, ha ricostruito precisamente anche il ruolo fondamentale che avuto la televisione italiana e quindi la Rai nel processo di alfabetizzazione degli italiani. De Mauro è stato a lungo collaboratore della Rai a cui lascia in qualche modo il compito di continuare a promuovere la diffusione della lingua italiana. Un impegno che la Rai ha il dovere di sostenere anche attraverso tutte le piattaforme che le nuove tecnologie offrono per includere e unire il paese in una comunità solidale e coesa, vera missione del servizio pubblico”. Così la presidente Rai Monica Maggioni in merito alla scomparsa di Tullio De Mauro. (5 gen - PO / red)

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