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direttore Paolo Pagliaro

Anche Deutsche Bank
ha un boss a Pechino

Anche Deutsche Bank <BR> ha un boss a Pechino

di Paolo Pagliaro

(4 maggio 2017) Con i suoi 100 mila dipendenti e i 215 miliardi di capitale, Deutsche Bank è il cuore e il simbolo dell’egemonia economico-finanziaria della Germania. Fa quindi un certo effetto apprendere che da ieri il maggior azionista singolo della banca di Francoforte è il conglomerato cinese Hna, che ora possiede un po’ meno del 10% delle azioni. Sono poco tedeschi anche il secondo e il terzo azionista, visto che si tratta di due fondi dell'emiro del Qatar e del colosso dei fondi d'investimento americano BlackRock.
Utilizzando una holding austriaca, i cinesi avevano cominciato la loro scalata a Deutsche Bank quattro mesi fa, comprando una partecipazione del 3%, e ora annunciano di essere diventati, appunto, il primo azionista. Nell’arco di un anno, Hna ha investito circa 40 miliardi di dollari, acquistando compagnie aeree in Brasile e Sudafrica, aziende di logistica in Australia, attività commerciali in Svizzera e immobiliari a Londra.
Il valore degli investimenti nelle Borse europee di società con sede nella Repubblica Popolare è attualmente di 54 miliardi euro. Buona parte di queste partecipazioni fa direttamente capo al governo e alla banca centrale. I cinesi sono presenti anche sul mercato azionario italiano, con quote di società come Intesa San Paolo, Unicredit, Eni, Enel, Terna, Telecom Italia e Generali.
Giuliano Noci, che per il Politecnico di Milano si occupa di trasferimento tecnologico in Cina, scrive sul Sole di oggi che un’Europa capace di parlare con una voce sola potrebbe far leva sull’enorme interesse cinese per il vecchio continente chiedendo in cambio contropartite concrete, come la rimozione di dazi sui nostri prodotti e la possibilità per le nostre aziende di fornire servizi e tecnologie agli enti pubblici cinesi. Il problema è la voce sola.

(© 9Colonne - citare la fonte)